25 aprile 1945, Mantova è libera. Dopo 76 anni il dovere della gratitudine a tutti i liberatori

MANTOVA – La Liberazione di Mantova coincide proprio con il 25 aprile. Fu in quel giorno infatti del 1945 che gli alleati entrarono nel capoluogo virgiliano, e così pure a Parma e a Verona. Il giorno prima i reparti britannici e neozelandesi avevano attraversato il Po mentre il 23 aprile gli americani avevano liberato Reggio Emilia e i britannici, Ferrara.
La seconda guerra mondiale era finita e così le devastazioni e gli eccidi che il Paese aveva conosciuto dopo l’8 settembre 1943. Eccidi, uccisioni, soprusi che a Mantova videro tra i luoghi tristemente famosi Villa Gobia a Pietole dove la Polizia tedesca e le Brigate Nere cercavano di estorcere ai prigionieri informazioni sui partigiani e i movimenti di liberazione.
In diversi vennero torturati e poi trucidati. Dopo l’8 settembre ci fu però anche chi riuscì a farcela grazie ai tanti mantovani che da subito, a rischio della propria vita, si schierarono contro i tedeschi, aderendo alle formazioni partigiane ma anche cercando di aiutare, in città, a far fuggire chi era caduto prigioniero. Così i vigili del fuoco, le crocerossine dell’ospedale, alcuni preti e le tante donne che si adoperarono per far scappare i prigionieri dai campi di concentramento. A Mantova ce n’erano tre: al Gradaro, al Dosso del Corso e a San Giorgio, dietro il cimitero degli ebrei.
Gli alleati entrarono a Mantova da Porta Cerese, poi percorsero Corso Garibaldi e arrivarono nel centro della città. Ovunque erano accolti tra applausi senza sosta, la gente abbracciava i soldati, dalle finestre sventolano i tricolori. Scene che si ripeterono ovunque in tutte le città, all’avanzare della liberazione del Paese.
Era la fine di un dramma collettivo entrato nei destini individuali di chi fu testimone dei cinque terribili anni dal 1940 al 45 e dello scempio della libertà che si consumò in quelli precedenti. Tanti eroi silenziosi verso cui non potrà mai mancare la più profonda riconoscenza come non potrà mai mancare verso quei ragazzi di vent’anni dell’Ohio, del Winsconsin, della Pennsylvania che neanche sapevano collocare l’Italia sulla cartina del mondo .. ma che per l’Italia morirono. Che anche per loro possa esserci sempre un segno di gratitudine da parte di chi, pur al di là di un oceano, sa quanto deve alla bandiera con le stelle e le strisce, e alle bandiere di tutti quei ragazzi arrivati da Paesi lontani per riconsegnare all’Italia la sua libertà…..