Home Page - 16 gennaio 2025, 15:27

Mantova, artigiani e piccole imprese preoccupati per il futuro. Lo rivela un'indagine di Cna

MANTOVA - “Inquietudine e pessimismo attanagliano gli artigiani e le piccole imprese, anche quando i conti vanno bene”. A dirlo è il Direttore della CNA, Elisa Rodighiero nell’ascoltare il sentiment delle imprese associate.

Un’opinione che scaturisce dalla indagine “Le aspettative delle imprese per il 2025”, condotta dal centro studi di CNA.

“Il 53,1% delle imprese artigiane e delle piccole coinvolte nell’indagine ha difficoltà a formulare una previsione sull’andamento futuro della nostra economia - aggiunge Rodighiero - Una difficoltà dovuta all’attuale situazione geopolitica e geoeconomica che comporta a rivedere frequentemente le previsioni sull’andamento dell’economia”.

Tra le imprese che si sono fatte un'idea più precisa il 28,5% ipotizza un 2025 difficile e caratterizzato da un peggioramento della situazione e solo il 18,3% degli intervistati è ottimista. Il pessimismo è ancora più diffuso quando dall’andamento economico complessivo si concentra la visione sulla propria impresa. Su questo fronte cresce infatti non solo la quota di incerti sul proprio futuro (riguarda il 54,5% degli intervistati) ma anche di quanti prevedono dodici mesi insoddisfacenti per le imprese (30,2%) rispetto a un risicato 15,3% di fiduciosi.

Il dato complessivamente negativo nasce da una convergenza di elementi. Dal fatturato alla quota di esportazioni, dall’occupazione agli investimenti le previsioni hanno tutte un segno meno davanti. Nell’ordine la differenza tra risposte negative e positive segna una predominanza di saldo negativo del 31,6% per quanto riguarda gli investimenti, del 29,4% per l’occupazione, del 21,4% per l’export, del 18,4% per il fatturato totale.

Nel complesso raggiunge il 42% la quota di imprese che hanno partecipato alla indagine decise a ridurre la spesa per gli investimenti e l’occupazione. “Scelte pericolose - spiega Rodighiero - perché fermare gli investimenti è rischioso, in una fase caratterizzata dall’introduzione massiccia di nuove tecnologie, e ridurre gli organici potrebbe aggravare il problema del reperimento di professionalità, già sentito ora, se il ciclo economico dovesse rafforzarsi.

Le più piccole (con meno di dieci addetti) appaiono più pessimiste delle maggiori sul loro futuro mentre univocamente negativa è l’opinione sul futuro dell’economia nazionale”. E' una sensazione preoccupante che complessivamente potrebbe peggiorare : ne è convinto il 39,3% delle imprese, perdurasse l’instabilità politica a livello internazionale. Altri fattori di rischio sono il costo del lavoro (32%), i costi delle materie prime ed energetici (31,8%), la mancanza di politiche pubbliche a sostegno dell’economia (23,5%) e la difficoltà a reperire manodopera qualificata (22,1%).

Il miglioramento del quadro di riferimento infatti potrebbe, per quasi sei imprese su dieci (il 58%, per la precisione), agevolare la crescita economica quest’anno. A seguire l’inflazione sotto controllo (33,6%) e la riduzione dei tassi d’interesse da parte della Banca centrale europea (30,1%), due facce della stessa medaglia che mostrano come la fiammata inflazionistica e la politica monetaria restrittiva della Bce abbiano lasciato il segno nel tessuto imprenditoriale.