BRESCIA - I magistrati di Mantova lasciano la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. E' quanto accaduto stamani a Palazzo di Giustizia di Brescia dove una sessantina di magistrati del distretto giudiziario di Brescia, Bergamo, Cremona e Mantova hanno abbandonato l’aula prima dell’intervento di Gaetano Campo, rappresentante del Governo e capo del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi.
I magistrati, con la toga, la coccarda tricolore e nelle mani la Costituzione italiana, sono usciti quando ha iniziato a parlare Claudia Eccher, rappresentante del Consiglio superiore della magistratura, che ha difeso la riforma Nordio in discussione in Parlamento.
La protesta, che si è ripetuta in tutte le 26 Corti d'Appello d'Italia, è contro la riforma della Giustizia che il governo Meloni sta portando avanti e che prevede la separazione delle carriere. Un’ipotesi che secondo i togati "mette a rischio l’autonomia e l’indipendenza della magistratura". "Con profondo smarrimento e profonda indignazione – ha dichiarato Davide Scaffidi, presidente dell’Anm sezione di Brescia – abbiamo lasciato la cerimonia prima di quanto previsto perché la rappresentante del Csm ha portato in questa aula la propria posizione di appoggio alla riforma, anziché quella ufficiale del Csm, di censura dei provvedimenti governativi".
A dare un'idea del clima in cui si è tenuta la cerimonia basti pensare che il procuratore generale Guido Rispoli ha speso tutto il suo intervento non per descrivere il tema dello stato della giustizia nel distretto di Brescia, Bergamo, Cremona e Mantova, per cui ha rimandato alla relazione scritta, ma per evidenziare i suoi timori in merito alla riforma, in particolare verso l’intenzione del governo di voler trasferire le indagini preliminari, finora di competenza del pubblico ministero, direttamente nelle mani della polizia giudiziaria. "Al netto della grande professionalità delle forze dell’ordine che hanno tutte le capacità tecniche per portare avanti un’indagine, queste rispondono però a diversi ministeri. Rischia di non esserci, cioè, imparzialità e correttezza nei confronti dell’indagato come dovrebbe essere in un sistema di diritto qual è quello riconosciuto dalla nostra Costituzione" ha sottolineato il procuratore generale.
Favorevoli alla riforma si sono invece schierati gli avvocati penalisti i quali ritengono che "l’introduzione del giusto processo nella Carta costituzionale imponga la separazione delle carriere, proprio per garantire la terzietà del giudice rispetto al pubblico ministero e all’avvocato".
Gli avvvocati ritengono ci sia bisogno di un confronto ponderato tra tutte le parti sui contenuti della riforma "che non farebbe in ogni caso intravedere i rischi paventati dall'Associazione nazionale magistrati".