MANTOVA - Ogni giovedì mattina, le strade del centro si riempivano di vita, di voci, di profumi. Il mercato settimanale, in quegli anni '60 in cui tutto sembrava avere un sapore speciale e un'energia unica, era ancora un piccolo universo a sé, dove Mantova si specchiava e raccontava se stessa. Qui, tra bancarelle cariche di stoffe, frutta e utensili di ogni genere, si muoveva un'umanità variegata e familiare, fatta di venditori, massaie, bambini e anziani che, con i loro gesti e le loro parole, intrecciavano una trama di tradizione e quotidianità.
Gli ambulanti arrivavano all’alba con il classico cappello di paglia in testa: molti ancora con carretti traballanti, ricoperti da teli pesanti, altri, più fortunati, a bordo di un furgoncino che era segno di un piccolo privilegio e del progresso dei tempi. Il dialetto era la lingua sovrana, parlata e urlata senza timidezza per richiamare i clienti ma anche tra chi comprava.
Le voci si sovrapponevano, creando una melodia disordinata e affascinante, capace di dare un ritmo tutto suo a quella mattinata di compravendite e incontri. C’era chi urlava per richiamare i clienti: “Donne, guardate che zucche, dove ne trovate di altre cosi?!”, “Qui la stoffa buona, signora, la tocchi con mano!”. Tra una bancarella e l’altra, le signore si scambiavano consigli e segreti: le ricette migliori per il sugo della domenica, il metodo giusto per rammendare un grembiule, il nuovo vestitino cucito per il nipotino, ovviamente con la Singer a pedali, fedele compagna di ogni sarta casalinga.
Perché, oltre che luogo di commercio, il mercato era anche un punto di incontro, un momento di scambio e di socialità.
Dietro ai banchi, le anziane commercianti osservavano la folla con occhi attenti e severi. Tra i volti noti e rassicuranti delle clienti abituali, alcune con il fazzoletto annodato sotto il mento, iniziavano a spuntare nuove figure: giovani mamme in minigonna, segno di un cambiamento che avanzava silenzioso e inarrestabile. Quei nuovi abiti, così diversi dalle gonne ben più lunghe e quasi austere di un tempo, venivano accolti con sguardi a metà tra la curiosità e il sospetto. E accanto a loro, i bambini con gli immancabili pantaloncini corti, le ginocchia sbucciate e la voglia di correre tra le bancarelle, dove ogni angolo sembrava nascondere una piccola meraviglia.
Poi a fine mattinata ecco che, così come magicamente tutto si era animato, altrettanto d'incanto tutto finiva: gli ambulanti raccoglievano le proprie cose, le grate sotto i portici Broletto si aprivano e i commercianti andavano a recuperare quello che serviva per il trasporto e riponevano quanto era necessario invece per reinstallare il banco il giovedì successivo.
Negli anni '60 – e lo sarebbe stato ancora per almeno un altro decennio – il mercato di Mantova era il cuore pulsante della città, il suo specchio più sincero, il luogo in cui il passato si mescolava con il presente e lasciava intravedere il futuro.
Oggi, di quel tempo, restano le immagini in bianco e nero e il ricordo di un’epoca in cui il mercato non era solo un luogo di scambio, ma il riflesso stesso della vita
E se chiudiamo gli occhi, ci pare ancora di sentire il brusio di quelle voci, il profumo del basilico fresco, il suono di un dialetto che sa di casa...
IL FILMATO
Il filmato che accompagna questo nuovo numero di 'Mantova Racconta' è stato realizzato negli anni '60 dal compianto avvocato Giorgio Martinelli, che fu procuratore onorario della Repubblica in via Conciliazione nel 1989, quindi giudice di pace nell'ufficio di Asola a fine anni '90, poi giudice coordinatore dell'ufficio del giudice di pace di Mantova e anche giudice di pace distrettuale. Prima di diventare avvocato, lavorò a lungo in una banca della città.
Martinelli era un uomo dai mille interessi. Fu anche un provetto enigmista e collaborò alla Settimana enigmistica con lo pseudonimo di “Duca di Mantova". Grande collezionista di monete e medaglie, fu anche un musicista e un valido cineoperatore come dimostra questo filmato e altre produzioni a cui lavorò e che consegnò al suo grande amico, l'avvocato e anche lui collezionista e scrittore Sandro Signorini.
Martinelli e Signorini lavorarono tra l'altro insieme come procuratori onorari e la loro fu la prima nomina a Mantova a seguito della modifica del codice di procedura penale che istituì questa figura. Il video che potete ammirare fa parte della cineteca di Signorini. A lui vanno i nostri ringraziamenti per averci consentito di pubblicarlo.
E' vietata la copia del filmato e la riproduzione dei contenuti e delle immagini in qualsiasi forma.