Mantova e la Shoah, la responsabilità di non dimenticare

MANTOVA –  Furono 104 gli ebrei mantovani deportati nei campi di concentramento, 39 quelli della città. Ne tornarono soltanto cinque.
Nell’approssimarsi del 27 gennaio, il Giorno della memoria, anniversario della liberazione degli ebrei prigionieri del campo di concentramento di Auschwitz, da parte delle truppe dell’Armata Rossa, nel 1945, Mantovauno ricorda quanto accade in quel tragico aprile del 1944 a Mantova, ma anche negli anni precedenti che seguirono la promulgazione delle leggi razziali nel 1938 con le quali iniziò anche in Italia la persecuzione degli ebrei.
Lo facciamo grazie all’approfondimento di Sandro Signorini che ricorda quanto accadde in quegli anni insieme al presidente della Comunità Ebraica di Mantova Emanuele Colorni.
Quello che propone Signorini è un viaggio dalle emozioni forti, corredato dall’iconografia della Mantova giudaica dell’epoca e di alcune delle immagini che hanno raccontato in tutto il mondo il dramma della shoah.
Sulle note del celebre canto ebraico Gam Gam scorrono i nomi di tutti gli ebrei mantovani morti nei campi di concentramento.
Si chiude con la lettura, anche questa corredata da un’ampia iconografia, di alcune delle pagine più toccanti di “Se questo è un uomo”, il libro scritto nel 1947 da Primo Levi, reduce da Auschwitz, testimonianza sconvolgente sull’inferno dei lager, libro della dignità e dell’abiezione dell’uomo di fronte allo sterminio di massa.
Un approfondimento dunque per non dimenticare e per ricordare sempre che quando si calpesta la dignità umana non esistono più sponde alla ferocia del male.