Caro energia, Giorgetti: “Domani in Cdm nuovo decreto aiuti”

Il decreto Aiuti Quater approderà in Consiglio dei ministri domani. Lo ha annunciato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, sottolineando che sarà confermata la proroga del credito di imposta per le imprese e del taglio delle accise. “Con il prossimo decreto-legge – ha detto durante l’audizione sulla Nadef davanti alle commissioni Bilancio congiunte – saranno confermate anche per il mese di dicembre 2022 le misure che riconoscono, a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti, contributi straordinari, sotto forma di crediti d’imposta, pari a una quota delle spese sostenute per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale. Inoltre sarà prorogata fino al 31 dicembre 2022 la riduzione delle aliquote di accisa su benzina, gasolio, gpl e gas naturale impiegati come carburanti; per quest’ultimo sarà confermata fino al 31 dicembre la riduzione dell’IVA al 5%”.

BOLLETTE E
CARO ENERGIA – Giorgetti ha spiegato che l’intenzione del governo nella manovra di destinare risorse pari a circa 21 miliardi per misure contro il caro-energia in favore delle “imprese e delle famiglie più vulnerabili”. Si sta inoltre studiando una “rateizzazione degli oneri per l’energia elettrica” e si “sta verificando la possibilità di impiegare le risorse disponibili della programmazione 2014-2020 dei Fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE) per misure di riduzioni dei costi energetici di imprese e famiglie”.

MANOVRA – Parlando proprio della manovra, il ministro ha detto che “l’impianto della manovra di bilancio sarà in ogni caso caratterizzato da realismo e responsabilità, sia nei confronti dei cittadini sia di quanti investono nel debito italiano. Il nuovo sentiero di riduzione del deficit programmatico adottato dal Governo assicura il rispetto delle regole di bilancio previste dal Patto di Stabilità e Crescita, comunque oggetto nei prossimi mesi di una revisione a livello europeo”. “Siamo consapevoli che, in questo momento, le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica a lungo termine siano soggette a forti rischi di ribasso. Il realismo che contraddistingue l’approccio adottato comporta un attento monitoraggio dell’evoluzione complessiva del quadro nazionale e internazionale, che consenta di intervenire tempestivamente laddove ve ne fosse la necessità per fronteggiare i possibili rischi di recessione che potrebbero toccare anche l’Italia”.

PIL – Sul Pil, Giorgetti ha spiegato che “la crescita congiunturale registrata nel trimestre estivo, seppure in decelerazione rispetto ai trimestri precedenti, si è attestata allo 0,5%, grazie al forte contributo dei servizi. Questo risultato, che ha sorpreso la totalità dei previsori, ha consentito di migliorare la previsione di crescita tendenziale del pil per l’anno in corso, che passa al 3,7% (dal 3,3% delle stime di settembre)”. “Il sorprendente e positivo andamento dell’attività economica – aggiunge – rilevato nel terzo trimestre dell’anno si inserisce, tuttavia, in un contesto macroeconomico gravato dal peggioramento degli indicatori qualitativi, già prefigurato a fine settembre. Le indagini Istat sul clima di fiducia delle imprese e dei consumatori continuano a delineare un quadro dominato dall’incertezza e dal deteriorarsi delle aspettative, colto anche dall’evoluzione degli indici Pmi che, già dallo scorso luglio, si collocano al di sotto della soglia di espansione. Le stime interne prefigurano per l’ultima parte dell’anno una variazione negativa del Pil, che sconterebbe un arretramento del valore aggiunto dell’industria e un rallentamento della crescita del settore dei servizi”.

Il governo conferma “un orientamento di politica fiscale selettivo, con priorità ben definite in un quadro di prudenza volto a favorire la discesa del debito, che dipenderà anzitutto da una crescita economica più sostenuta, obiettivo dell’azione del governo anche attraverso lo strumento del Pnrr”. “Dal confronto tra gli obiettivi programmatici e gli andamenti tendenziali di indebitamento netto emerge pertanto una disponibilità di risorse pari a circa 21 miliardi di euro per il 2023 e 2,4 miliardi di euro per il 2024”.

TREGUA FISCALE – Gli interventi di tregua fiscale “saranno un utile sostegno alla liquidità nell’attuale contesto di crisi energetica e tensioni inflazionistiche”. “Sono inoltre allo studio altre misure che riguardano l’estensione della soglia di ricavi e compensi che consente ai soggetti titolari di partita Iva di aderire al regime forfetario e un regime sostitutivo opzionale (la cosidetta flat tax incrementale) per i contribuenti titolari di redditi da lavoro o di impresa non aderenti al regime forfetario che potranno assoggettare ad aliquota del 15% una quota dell’incremento di reddito registrato nel 2022 rispetto al maggiore tra i medesimi redditi dichiarati e assoggettati all’Irpef nei tre anni d’imposta precedenti”, aggiunge.

PRESSIONE FISCALE – “La pressione fiscale è prevista al 43,8 per cento del pil nel 2022, inferiore di 0,1 punti percentuali rispetto alla stima di settembre. Nel triennio 2023-2025 si stima un andamento decrescente di questo indicatore che, con una riduzione annua media di circa 0,4 punti percentuali, si attesterà al 42,5 per cento del pil nel 2025”.
PENSIONI – “Sto procedendo alla firma del decreto per l’adeguamento delle pensioni in base alle risultanze dei dati Istat, come previsto dalla normativa vigente, si determinerà un aumento della relativa spesa del 7,3%”, ha annunciato Giorgetti, aggiungendo che nel periodo 2022-2025 “la spesa per pensioni assorbirà risorse per oltre 50 miliardi”. Il ministro ha poi spiegato che “nell’ambito della positiva evoluzione della spesa primaria, si registra un incremento nella spesa per pensioni. Le nuove stime di inflazione determinano infatti una diversa ipotesi di indicizzazione, che comporta maggiori oneri per 7,1 miliardi nel 2024 e 5,6 miliardi nel 2025”. Per dare un’idea degli oneri che complessivamente gravano sulla spesa per pensioni per effetto del meccanismo di indicizzazione all’inflazione, aggiunge, “le stime del conto economico a legislazione vigente scontano un incremento di 5,4 miliardi per il 2022, cui segue un incremento di 21,3 miliardi nel 2023, 18,5 miliardi nel 2024 e 7,4 miliardi nel 2025. Ciascuno di questi incrementi è a carattere continuativo, ovvero si trascina negli anni successivi aggiungendosi ai nuovi incrementi per adeguamento all’inflazione prevista in ciascun anno”.

SUPERBONUS – Per il superbonus, “l’incremento, rilevato sulla base delle informazioni aggiornate al primo settembre, segnala uno scostamento complessivo di 37,8 miliardi di euro sull’intero periodo di previsione”. “In particolare, per gli anni 2023-2026, i maggiori oneri determinano un maggior onere, con il conseguente peggioramento della previsione delle imposte dirette per importi compresi tra gli 8 e i 10 miliardi di euro in ciascun anno, che potrebbe pregiudicare l’adozione di altre tipologie di intervento”, sottolinea. “Peraltro, la stima degli oneri per il Superbonus 110% potrebbe subire un ulteriore incremento a fine anno considerando anche i dati al 30 settembre pubblicati da Enea”, aggiunge, spiegando che si studia una “revisione di tipo selettivo” del superbonus “con un’adeguata fase transitoria per evitare di ingarbugliare una situazione già di per sé ingarbugliata

 

 

(Adnkronos)