Covid, Italia tra variante Delta e zona bianca: il punto

L’Italia zona bianca con indice Rt e incidenza in calo torna gradualmente a una (nuova) normalità: da quasi una settimana senza mascherine all’aperto, il Paese affronta l’estate con poche restrizioni, zero coprifuoco, forte degli oltre 19.800.000 vaccinati finora fra gli over 12. Ma l’attenzione resta in ogni caso altissima, a preoccupare è infatti la variante Delta con l’aumento dei contagi sul territorio dovuti alla mutazione che ormai sembra assodato diventerà prevalente. Al momento, spiega l’Iss, l’ex variante indiana è identificata in 16 Regioni e Province autonome, con un range tra lo 0 e il 70,6% e una prevalenza al 22,7%. Meno della variante inglese o Alfa – attualmente al 57,8% della prevalenza -, ma più aggressiva e allarmante. Tanti gli appelli, quindi, alla cautela. Primo fra tutti quello del ministro della Salute Roberto Speranza, che ancora ieri è stato netto: la pandemia, ha detto, “non è finita”.

“Rivendichiamo sicuramente – ha spiegato il ministro – una situazione diversa, che ci ha consentito di fare le aperture graduali. Ma non dobbiamo assolutamente immaginare che la partita sia finita. Abbiamo bisogno di proseguire ancora con attenzione, cautela, gradualità, soprattutto alla luce delle tante varianti che stanno rendendo più difficile questa sfida e rispetto a cui abbiamo bisogno di tenere altissimo il livello di attenzione, di controllo, di verifica. E penso che questa sarà ancora la linea delle prossime settimane”.

Cautela certo, ma anche ottimismo, con il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri che solo qualche giorno fa – ospite di ‘Timeline’ a Sky Tg24 – ha assicurato: “Per la variante Delta non dobbiamo preoccuparci troppo perché sappiamo che non elude i vaccini. Chiunque dica che i vaccini non danno sicurezza per la variante Delta dice una stupidaggine. I vaccini funzionano per la variante Delta. Dobbiamo completare le seconde dosi, andare avanti e vaccinare quanto più possibile la popolazione”. “Vi sarà una recrudescenza con un aumento dei casi – prevede Sileri – perché questa variante è più diffusibile rispetto all’altra, ma numeri che vengono dal Regno Unito, dove purtroppo questa variante ha trovato un habitat importante, mostrano che a parità di casi con quelli della terza ondata non c’è un aumento di ricoveri in terapia intensiva né del numero di morti. Il che significa che la vaccinazione, anche con la prima dose, non darà sicuramente una copertura totale come con la seconda, ma siamo ben difesi”. “Io non penso ad ondate come quelle che abbiamo visto nel mese di ottobre e a gennaio-febbraio. E non vedo nemmeno dei lockdown o delle zone rosse”, ha sottolineato Sileri.

Ma fra gli esperti, la preoccupazione resta alta: “Se come pare la variante Delta ha un R0 tra 8 e 10 bisogna che la politica prenda seriamente e velocemente in considerazione l’obbligo vaccinale per tutti o si rischia grosso. Il virus non è più quello che abbiamo conosciuto, è diventato molto più pericoloso”, il tweet ieri sera di Roberto Burioni virologo dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

(Adnkronos)