Covid, lo studio: con mix vaccini risposta più forte

Vaccinazione classica con un unico vaccino anti Covid per prima e seconda dose, oppure mix? E’ il dilemma che si sono trovati ad affrontare in molti, in diversi Paesi del mondo. In Italia, per esempio, gli under 60 vaccinati con AstraZeneca, per i quali al richiamo è stato raccomandato di proseguire con un vaccino a mRna. Ma quale dei due schemi offre le performance migliori in termini di protezione anche contro le varianti di Sars-CoV-2? Se alcune ricerche hanno evidenziato una maggiore reattogenicità (produzione di reazioni avverse) per il mix, un nuovo studio pubblicato su ‘Nature Medicine’ esplora sotto più profili l’aspetto immunogenico dei due protocolli vaccinali, uno omologo con AstraZeneca e l’altro eterologo con due prodotti scudo: AstraZeneca e BioNTech/Pfizer. E conclude che, sebbene entrambi i regimi potenzino le risposte sia umorali che cellulari, il gruppo che ha ricevuto il richiamo eterologo mostra “risposte immunitarie significativamente più forti”.

Il lavoro ha come primi autori scienziati dell’Institute of Immunology, Hannover Medical School (Germania). Gli esperti precisano che non si sono potuti escludere completamente eventuali fattori confondenti, in ogni caso analizzano vari dettagli della risposta immunitaria.

Per esempio nel gruppo con richiamo eterologo i soggetti risultano aver sviluppato titoli più elevati di anticorpi anti-proteina Spike di entrambe le sottoclassi IgG e IgA. Anticorpi, che erano altamente efficienti nel neutralizzare tutte e tre le varianti di preoccupazione testate nello studio: quella Alfa identificata per la prima volta in Uk, la Beta isolata per la prima volta in Sudafrica e la Gamma, rilevata originariamente in Brasile. Non è stato invece possibile raccogliere dati sulla variante Delta.

Altro aspetto: le vaccinazioni eterologa e omologa hanno portato invece in misura simile all’espansione delle cellule B di memoria. Dato che evidenzia l’importanza in ogni caso della doppia dose per ottenere una protezione completa dall’infezione da Sars-CoV-2. I dati utilizzati dai ricercatori sono quelli dei partecipanti alla coorte di uno studio – Covid-19 Contact (CoCo) – che ha coinvolto operatori sanitari, sani e relativamente giovani. Ora, concludono, sarà di particolare importanza esaminare l’attività neutralizzante contro la variante Delta e misurare per quanto tempo si mantengono le risposte immunitarie protettive.

(Adnkronos)