Gb, la crisi di Johnson è politica ma ha radici economiche

(Adnkronos) – Una crisi tutta politica, con le dimissioni a raffica dei membri del governo a testimoniare la sfiducia innanzitutto del suo partito, che ha però profonde radici economiche. Boris Johnson è finito nel mirino del gruppo dirigente Tory prima per il party gate, salvandosi da una sfiducia che lo ha ulteriormente indebolito, e poi per il caso legato alla nomina del deputato Chris Pincher, costretto alle dimissioni in seguito a nuove accuse di molestie sessuali. Ma dietro la fronda di queste ore c’è anche una profonda insoddisfazione per i risultati fallimentari della politica economica, solo in parte imputabili alle difficoltà post Brexit e alla congiuntura internazionale.  

C’è un dato che per tutti sintetizza le gravi difficoltà del premier britannico sul fronte economico. La fiducia dei consumatori nel Regno Unito è scesa a giugno, per il secondo mese consecutivo, al livello più basso da 48 anni. Pesa sicuramente l’aumento del costo della vita, che ha reso i britannici più pessimisti rispetto alla crisi energetica degli anni ’70 e alla recessione innescata dai mutui subprime. L’indicatore GfK Consumer Confidence è arrivato a -41, nuovo minimo dopo il -40 a maggio, superando il precedente record di -39 registrato a luglio 2008.  

Joe Staton, client strategy director di GfK, ha commentato: “I prezzi salgono più velocemente dei salari e la prospettiva di scioperi e l’inflazione vertiginosa provocheranno un’estate di malcontento”. L’umore dei consumatori “è attualmente più cupo rispetto alle prime fasi della pandemia di Covid, alla fase post risultato del referendum sulla Brexit del 2016 e persino dello shock della crisi finanziaria globale del 2008, e ora si parla di una recessione incombente”.  

I numeri sono pessimi, sia guardando alla situazione personale, sia guardando alla situazione economica generale. L’indice che misura i cambiamenti nelle condizioni finanziarie personali negli ultimi dodici mesi è sceso a -23 e registra un calo di 23 punti rispetto a giugno 2021. L’indice sulle previsioni rispetto ai prossimi dodici mesi è sceso a -28, 39 punti in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Non va meglio per gli indici che riguardano la situazione economica del Paese. L’indice sugli ultimi 12 mesi è sceso a -65, 18 punti in meno di giugno 2021 e quello sulle previsioni a -57, 55 punti in meno dello stesso periodo dell’anno scorso. 

Insomma, Boris Johnson paga tutti i suoi errori politici ma paga anche una situazione economica che peggiora il suo rapporto con il popolo britannico, portando il suo indice di gradimento al minimo storico.  

(Adnkronos)