Governo, M5S evoca spettro crisi ‘al Senato vendetta’

(Adnkronos) – Non è lo strappo definitivo, né l’antipasto di un’uscita dal governo. Ma i rapporti tra il Movimento 5 Stelle e la maggioranza, dopo il voto in Commissione Esteri che ha regalato la presidenza a Stefania Craxi ‘beffando’ il pentastellato Ettore Licheri con 12 voti contro 9, non sono mai stati così tesi. E nel Movimento sale il pressing dell’ala contiana per chiedere al leader di interrompere il sostegno M5S all’esecutivo di Mario Draghi.  

Appreso il risultato della votazione, Giuseppe Conte va su tutte le furie e convoca d’urgenza il Consiglio nazionale 5 Stelle. “Giuseppe, è una vendetta per la posizione che abbiamo assunto sull’invio delle armi all’Ucraina”, il refrain della riunione. Al termine dell’incontro l’ex premier si presenta alle telecamere e parla di “patti e regole violati”, di metodo “opaco e surrettizio”: “Oggi – rimarca Conte – registriamo che di fatto si è formata una nuova maggioranza, che spazia da Fratelli d’Italia” (che per Conte è un'”opposizione solo sulla carta, molto anomala”) “sino a Italia Viva”.  

“Prendo atto che M5S, Pd e Leu hanno un atteggiamento responsabile di fronte ai cittadini, mantengono i patti. Gli altri no”, insiste il presidente del M5S, che tira in ballo anche il capo del governo: “Draghi era stato avvertito ieri, perché ieri si è capito che si stava lavorando, in modo surrettizio, per violare patti, regole e accordi. Spetta al presidente del Consiglio la responsabilità di tenere in piedi questa maggioranza”. 

La nota diramata dal Consiglio nazionale, dove si parla di “gravissima scorrettezza”, ricalca i toni del leader: “Nei giorni scorsi avevamo ventilato il sospetto che qualcuno ci volesse fuori dalla maggioranza. Oggi ne abbiamo la conferma. Nel Palazzo vogliono emarginare le nostre posizioni, ma non si può silenziare la voce della maggioranza degli italiani”. 

Ma nel Movimento molti parlano di debacle annunciata e puntano il dito contro i vertici e in particolare contro la vice di Conte, Paola Taverna, grande sponsor di Licheri. Nella tesa riunione di gruppo di martedì sera al Senato diversi parlamentari avevano provato a persuadere la capogruppo Mariolina Castellone della necessità di ‘mollare’ la candidatura di Licheri per convergere su un altro nome, come quello di Simona Nocerino, da molti considerata vicina al ministro degli Esteri Luigi Di Maio: “Ettore non aveva i numeri, lo abbiamo spiegato in tutte le salse ma non siamo stati ascoltati”, dice un senatore a taccuini chiusi.  

Interpellata dall’Adnkronos la stessa Nocerino osserva senza giri di parole: “La scelta di Licheri non è stata vincente, perché non abbiamo più la presidenza della Commissione. E’ una cosa che dispiace. Tenersi la presidenza era il nostro obiettivo”. A Palazzo Madama si rincorrono per tutta la mattina voci su possibili franchi tiratori nel M5S contro Licheri, ma Nocerino respinge le accuse: “Certo che ho votato per Ettore, era il nome del Movimento”. 

E intanto cresce il malessere di una buona fetta della truppa pentastellata per la permanenza del M5S nell’esecutivo. Uscire dalla maggioranza? “Credo che questa valutazione sia in capo a Conte, è lui che giudicherà in base alle sensibilità, a quello che ascolta. Conte deve fare una seria riflessione con i gruppi su come proseguire questa esperienza”, afferma, interpellato dall’Adnkronos, il senatore Gianluca Castaldi. La rabbia è tanta: alcuni deputati, già questa mattina, si chiedevano se votare o meno la fiducia sul dl Ucraina bis. Al momento però la situazione resta in stand-by: i ministri grillini e i sottosegretari restano al loro posto. 

Nel Pd si guarda con preoccupazione alle fibrillazioni pentastellate. Il segretario dem Enrico Letta – che a pranzo ha incontrato, insieme a Conte, la premier finlandese Sanna Marin in visita a Roma – mette in guardia: “Gli incidenti si stanno accumulando e per la mia esperienza troppi incidenti possono far deragliare la macchina del governo”. E aggiunge: “Il governo deve arrivare a fine legislatura e non finire oggi ma io sono una delle ruote…”. Ma nel Movimento è il giorno dell’ira e al termine di una giornata ‘vissuta pericolosamente’ i pentastellati ne hanno anche per il leader della Lega Matteo Salvini, per il quale il M5S nel voto sulla Commissione Esteri “si è incasinato da solo”: “Salvini non merita risposta, spieghi piuttosto le manovre di basso conio insieme a Meloni, Berlusconi e Renzi: una nuova maggioranza di centrodestra che ha pensato solo ad occupare una poltrona”, attaccano fonti M5S di primo piano rispondendo all’Adnkronos.  

“Noi siamo un’altra cosa: in accordo con le altre forze di maggioranza abbiamo rimosso il nostro presidente e messo sul tavolo un alto e autorevole profilo per il Paese. Altri, senza un briciolo di lealtà, prima hanno aperto ad una convergenza e poi hanno sterzato all’ultimo verso gli interessi di bottega e occupato la poltrona con Stefania Craxi”. Quale sarà il prossimo round? 

(di Antonio Atte) 

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