Istat, cresce povertà assoluta: 2 milioni di famiglie in difficoltà nel 2020

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Cresce la povertà assoluta in Italia che nel 2020 interessa nel oltre 2 milioni di famiglie (7,7% dal 6,4% del 2019) e più di 5,6 milioni di individui (9,4% dal 7,7%). Coerentemente con l’andamento dei consumi, la condizione peggiora di più al Nord che al Centro e nel Mezzogiorno. Nel Mezzogiorno vi è ancora i l’incidenza più elevata (9,4% l’incidenza familiare), nel Centro la più bassa (5,4%). E’ quanto emerge dal rapporto annuale dell’Istat. 

PESANTI EFFETTI COVID SU IMPRESE
 

Il sistema produttivo italiano ha subito pesantemente gli effetti economici della crisi sanitaria. Nel primo semestre del 2020 oltre tre quarti delle imprese industriali con almeno 20 addetti hanno registrato ampie cadute di fatturato, sia sul mercato nazionale sia su quello estero. Stando al Rapporto Istat “segnali di recupero più diffusi si sono registrati nella seconda parte dell’anno e nel primo trimestre 2021. L’Istat sottolinea che nella manifattura l’aumento dei ricavi ha coinvolto quindici settori su ventitré, ma solo nove – che pesano per oltre il 40% sull’indice di fatturato totale – sono tornati ai livelli pre-crisi. In quasi tutti la domanda interna è stata più vivace di quella estera. Nel terziario il recupero è ancora incompleto ed eterogeneo: a marzo 2021 il livello dei ricavi è ancora inferiore di oltre il 7% rispetto a quello registrato a fine 2019. 

In particolare dal Report dell’Istat emerge, fra l’altro, che nel corso del 2020 il fatturato della manifattura ha evidenziato segnali di ripresa che si sono irrobustiti nel primo trimestre 2021. Tra gennaio e marzo i ricavi complessivi sono cresciuti, su base tendenziale, del 12,6%, a seguito di un deciso aumento della domanda interna (+15,9%) e di una dinamica più contenuta, ma comunque rilevante, di quella estera (+7,0%). L’aumento dei ricavi ha interessato 15 settori su 23, con variazioni tendenziali molto eterogenee: alla brillante performance di mobili (+29,6%), metallurgia (+29,1%), apparecchiature elettriche (+27,6%) e dei mezzi di trasporto (+25,4% per gli autoveicoli; +25,6% per gli altri mezzi di trasporto), si contrappone quella più contenuta, o stagnante, della filiera tessile-abbigliamento-pelli (rispettivamente +5,0%, +0,5% e -1,6%) che nel primo trimestre 2020 aveva subito cadute di fatturato molto severe.  

Solo in 9 settori – che incidono per oltre il 40% sull’indice totale – si è tornati ai livelli pre-crisi: legno-carta-stampa, chimica, gomma e plastica, prodotti della lavorazione dei minerali non metalliferi, metallurgia, prodotti in metallo, apparecchiature elettriche, autoveicoli. In quasi tutti i comparti manifatturieri (eccetto abbigliamento, alimentari e farmaceutica), nei primi tre mesi del 2021 la dinamica tendenziale delle vendite è stata più vivace di quella dell’export, anche a causa del diverso andamento dei due mercati (caduta del fatturato interno più accentuata di quella dell’export). 

NEL 2020 MINIMO STORICO NASCITE
 

“La crisi pandemica ha esercitato un forte impatto sui comportamenti demografici e causato un diffuso stress alle strutture sanitarie che si è riflesso sulla capacità di prevenzione e cura delle malattie”. “Il quadro demografico nel 2020 è contraddistinto dal nuovo minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia e da un massimo di decessi dal secondo dopoguerra – sottolinea l’Istituto nazionale di statistica – Tra i fattori determinanti dell’andamento della popolazione – anche per i riflessi sui progetti di vita individuali – vi è il calo eccezionale dei matrimoni. I primi dati relativi al 2021 rafforzano la convinzione che la crisi abbia amplificato gli effetti del malessere demografico strutturale che da decenni spinge sempre più i giovani a ritardare le tappe della transizione verso la vita adulta, a causa delle difficoltà che incontrano nella realizzazione dei loro progetti. L’emergenza sanitaria ha imposto restrizioni che hanno dettato nuovi stili di vita e limitato la mobilità, riducendo sia i trasferimenti interni sia i flussi da e per l’estero”.  

“La pandemia – evidenzia l’Istat – ha avuto un effetto drammatico sulla mortalità, non solo per i decessi causati direttamente, ma anche per quelli dovuti all’acuirsi delle condizioni di fragilità della popolazione, soprattutto anziana. Nei primi due mesi della crisi sanitaria sono aumentati i decessi legati a patologie per le quali la tempestività e la regolarità delle cure è spesso decisiva. I ritardi e le rinunce a prestazioni sanitarie – finalizzate alla cura di patologie in fase acuta o ad attività di prevenzione – avranno delle conseguenze sulla salute della popolazione. I dati più recenti sull’attività di assistenza sanitaria territoriale, visite specialistiche e accertamenti diagnostici misurano una diminuzione generale delle prestazioni, anche di quelle indifferibili”.  

PIL, PROSPETTIVE PER ECONOMIA PARTICOLARMENTE FAVOREVOLI
 

Nonostante gli indicatori negativi però ci sono chiari segnali che la ripresa stia per cominciare. Il progresso delle campagne vaccinali e le politiche di sostegno ai redditi di famiglie e imprese continuano a trainare la ripresa internazionale. Ad aprile, il commercio mondiale di merci in volume è ancora in espansione seppure con ritmi più contenuti. In Italia, prosegue il recupero dell’attività economica che è atteso estendersi anche ai servizi, rileva l’Istat nella nota sull’andamento del’economia italiana di maggio-giugno.  

Nella media del periodo marzo-maggio, il livello della produzione industriale è aumentato rispetto ai tre mesi precedenti. Nel mercato del lavoro, si sono rafforzati i segnali di miglioramento dell’occupazione, trainata prevalentemente da quella a tempo determinato, in presenza di una progressiva riduzione della quota di inattivi e di un marginale calo della disoccupazione. Le attese sull’occupazione da parte delle imprese mantengono un profilo espansivo. 

A giugno, prosegue la spinta dei prezzi dei beni energetici sull’inflazione al consumo, che rimane comunque sui livelli del mese precedente. Il differenziale tra la nostra inflazione e quella dell’area euro si mantiene negativo, continuando a rappresentare un fattore positivo per la competitività internazionale. Le prospettive per l’economia italiana si mantengono particolarmente favorevoli, sottolinea l’Istat, e sono confermate dalla decisa ripresa della fiducia di consumatori e imprese. 

L’Istat prevede una robusta ripresa dell’attività, dei consumi e degli investimenti, spinti anche dall’avvio del Pnrr. La crescita del Pil dovrebbe essere del 4,7% e proseguire, con un ritmo di poco inferiore, l’anno successivo. A metà del 2021, le conseguenze dell’emergenza sanitaria caratterizzano ancora il quadro economico e sociale. La recessione globale è stata violenta e di breve durata, con un rimbalzo favorito dalle misure di sostegno e una ripresa dell’attività economica in tutte le principali economie. Il Pil italiano, dopo la caduta dell’anno passato (-8,9%) dovuta essenzialmente al crollo della domanda interna, è previsto in rialzo del 4,7% nel 2021. Nel primo trimestre 2021, indica l’Istat, si registrano forti miglioramenti nella manifattura, nelle costruzioni e in alcuni comparti del terziario e anche le prospettive di brevissimo periodo sono decisamente positive (in base ai risultati dell’indagine sui climi di fiducia di imprese e consumatori).  

 

(Adnkronos)