Martina Rossi, Cassazione: “Morì per sfuggire a stupro, unica verità processuale”

“L’unica verità processuale che risulta trovare conferma nella valutazione dei molteplici indizi esaminati risulta essere quello del tentativo di violenza sessuale”. È quanto scrivono i giudici della Quarta sezione penale della Corte di Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 7 ottobre hanno confermato le due condanne a 3 anni per Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, i due aretini condannati per tentata violenza sessuale di gruppo in relazione alla morte di Martina Rossi, la studentessa ventenne genovese deceduta il 3 agosto 2011 precipitando dalla terrazza dell’hotel ‘Santa Ana’ a Palma di Maiorca. 

“I giudici del rinvio hanno ritenuto certa la compresenza di Albertoni e Vanneschi all’interno della stanza 609 quando Martina precipitò dal balcone – sottolineano gli ‘ermellini – così come si sono illustrati i motivi di ordine logico in base ai quali è stato escluso che Vanneschi stesse dormendo, ed è stata ravvisata la natura sessuale dell’aggressione ai danni di Martina”. “Il fatto che anche Vanneschi fosse coinvolto nel tentativo di violenza sessuale con un ruolo quanto meno agevolativo è stato chiarito dalla Corte fiorentina attraverso un ampio ragionamento, che parte da elementi deduttivi riferiti ai momenti in cui Martina si trovava nella stanza 609, alla presenza di entrambi” gli imputati “e fino al momento della sua caduta dal balcone di quella stanza” si legge nelle motivazioni.  

“Del pari si è avuto modo di ricordare in che modo sia Albertoni che Vanneschi cercassero, fin dalla prima fase delle indagini, di inquinare il quadro probatorio, concordando con gli altri due occupanti della stanza 609 una versione di comodo” sottolineano i giudici della Cassazione. “Martina, dopo essere salita nella stanza 609 con un paio di pantaloncini corti, precipitò dal sesto piano senza i pantaloncini ma solo con le mutandine – proseguono i supremi giudici – Le compagne di stanza di Martina riferiscono entrambe che la ragazza salì verso la stanza 609 indossando un paio di pantaloncini corti e una maglietta, mentre quando precipitò dal sesto piano non indossava più i pantaloncini e aveva indosso solo gli slip, oltre una maglietta”.  

Per la Cassazione infine, “non vi sono elementi di sorta per poter accreditare la tesi del consumo di stupefacenti da parte di Martina assieme ad Albertoni, ricavata dalle asserzioni dello stesso imputato, una tesi che oltre a collidere con il dato oggettivo dei risultati negativi degli esami di laboratorio viene fondata su fragili basi deduttive”.  

Alla conferma delle condanne in Cassazione si è arrivati dopo l’Appello bis di Firenze che ha condannato i due imputati a 3 anni per tentata violenza sessuale di gruppo, essendosi prescritto da tempo l’accusa di morte in conseguenza di altro reato. In primo grado davanti al Tribunale di Arezzo il 14 dicembre 2018 Vanneschi e l’amico Albertoni vennero condannati a 6 anni di reclusione per tentato stupro e morte in conseguenza di altro reato. Il 9 giugno 2020 la Corte d’appello di Firenze li aveva poi assolti “perché il fatto non sussiste”. La Cassazione però il 21 gennaio scorso ha annullato la sentenza di assoluzione disponendo un nuovo processo per i due imputati. Da lì si è arrivati all’appello bis a Firenze, confermato dai supremi giudici lo scorso 7 ottobre.  

(Adnkronos)