Oms: “Omicron domina, segnalate varianti ‘chimera'”

(Adnkronos) – Nel mondo è ormai quasi unica e sola, e il suo dominio si estende in tutti i continenti. E’ la variante Omicron del covid, nelle varie ‘versioni’ che affollano la sua famiglia. Secondo l’ultimo bollettino settimanale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha ormai quasi letteralmente spazzato via la Delta, unica altra variante di cui al momento rimane una flebile traccia. Tra le 428.417 sequenze caricate sulla piattaforma Gisaid e provenienti da campioni raccolti nell’ultimo mese, il 99,7% (427.152) erano Omicron e lo 0,1% (580) erano Delta. E per tutti i Paesi/aree/territori con 100 o più sequenze caricate in questi 30 giorni, Omicron rimane la variante dominante. 

Guardando all’interno della famiglia, tra i lignaggi discendenti di Omicron riportati negli ultimi 30 giorni BA.1.1 resta la sottovariante predominante, rappresentando il 41% delle sequenze Omicron (187.058), ma a insidiarla ci pensa Omicron 2 (BA.2) che – come previsto dagli esperti ormai da settimane – cresce e rappresenta adesso il 34,2% delle sequenze (156.014) a livello globale. Segue BA.1 che pesa per il 24,7% e conta 112.655 sequenze. BA.3 resta invece al momento molto più indietro: conta 101 sequenze, meno dell’1%.  

E poi ci sono le varianti mix, spiega l’agenzia Onu per la sanità: “Il Technical Advisory Group sull’evoluzione del virus Sars-CoV-2 (Tag-Ve) e l’Oms sono a conoscenza di report, di segnalazioni, su varianti ricombinanti”, una specie di ‘chimere’ che hanno un po’ di Delta e un po’ di Omicron, oppure altre segnalate sono varianti ricombinanti dei due sottolignaggi Omicron BA.1 e BA.2. 

Si tratta, puntualizza l’Organizzazione mondiale della sanità, “di un fenomeno naturale e può essere considerato un evento mutazionale atteso. Lo stesso processo di monitoraggio e valutazione viene applicato a queste varianti ricombinanti”, dopo la verifica e l’esclusione di casi di potenziale contaminazione o co-infezione, “come per qualsiasi altra variante emergente. Le informazioni epidemiologiche e di sequenziamento attuali per questi ricombinanti – rimarca l’agenzia ginevrina – non indicano alcun segno di trasmissione rapida o cambiamento nella gravità clinica”.  

“Solo pochi cluster sono stati riportati fino ad oggi e mostrano livelli di trasmissione ai contatti da molto bassi a quasi non rilevabili. A nessuna variante ricombinante è stato dato un nome di lignaggio Pango”, conclude l’Oms. 

 

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