Quirinale, Letta ‘the winner’ ma tra dem crepa con Conte

(Adnkronos) – “Ecco the winner!”. Dario Franceschini saluta così Enrico Letta in pieno Transatlantico. Il segretario, che non ha mai nascosto di aver lavorato per l’ipotesi di Mario Draghi al Colle, comunque non ha mai mancato di ripetere che il Mattarella bis sarebbe stato “il massimo”. E lo aveva ripetuto anche domenica scorsa alla vigilia dell’avvio delle votazioni, in tv da Fabio Fazio: “Per noi sarebbe la soluzione ideale”. Così oggi, ad accordo fatto, Letta puo’ dire che “Mattarella per il Paese è la scelta migliore in assoluto” perchè “un altro governo con Draghi al Quirinale non so se saremmo riusciti a farlo e sarebbe stato più debole”. 

Tuttavia i giorni al limite della surrealtà della partita del Colle, lasciano scorie pesanti nel campo del centrosinistra, aprendo una crepa nella fiducia dei parlamentari Pd nell’alleato Giuseppe Conte. Prima l’operazione su Frattini e soprattutto quella di ieri sera su Belloni -entrambe in asse con Matteo Salvini- hanno scatenato l’ira tra i dem.  

E adesso che succede? “Ma nulla”, risponde un big del Pd all’Adnkronos. “Noi non facciamo nulla, vediamo che succede lì dentro… Noi abbiamo avuto il nostro momento difficile, a febbraio dello scorso anno, dopo le dimissioni di Zingaretti, ora loro faranno i loro chiarimenti”. Lo stesso Letta non nasconde il caos della serata di ieri: “Ieri sera c’è stato un corto circuito mediatico che ha reso complessa la gestione della vicenda, ma oggi ho avuto un lungo un incontro della coalizione, in cui c’è stato un chiarimento necessario, che ritengo sufficiente”. E poi aggiunge a chiudere la questione: “Se mi fido di Conte? Sì”.  

Il ‘corto circuito mediatico’ a cui allude Letta è stata la doppia dichiarazione in sequenza di Salvini, e poi di Conte, sulla candidatura femminile mentre, raccontano fonti dem, il confronto sui nomi era ancora aperto. “Non c’è mai stato un veto su una personalità come Belloni, ma abbiamo fatto presente che su quel nome non c’era ancora una convergenza”, racconta chi ha seguito la trattativa. Si sarebbero dovuti superare i no di parte del Pd, di Forza Italia, di Leu e di Matteo Renzi che si è scagliato come una furia per stoppare l’operazione. Con l’apporto poi di Luigi Di Maio.  

“Ma come? Salvini è sotto schiaffo dopo il flop di Casellati e tu gli dai sponda su Belloni?”, lo sfogo dei dem di Conte. “Quando ha parlato Salvini, visto che aveva sentito Draghi, ci siamo chiesti se ci fosse il cappello del premier sulla Belloni. Poi abbiamo verificato che non era così: era solo un’altra mossa sconcertante”.  

Così nel giro di qualche ora, a tarda sera, la candidatura di Belloni era già bruciata. Poi la notte si è articolata su un doppio binario di trattativa: Casini e il Mattarella bis. Sul primo nome Renzi, centristi e pezzi di Fi hanno lavorato fino all’ultimo. Poi di fronte al definitivo no di Salvini, il tentativo su Casini si è interrotto e in mattinata si è sbloccata l’intesa sul Mattarella bis.  

Ma a parte la cronache delle ultime ore, che pure hanno lasciato un segno, è già sul tavolo da oggi uno dei temi che animerà il confronto dei prossimi mesi: la legge elettorale. Da tempo Base Riformista spinge per aprire un confronto sul proporzionale. La scomposizione del quadro politico di queste ore, con l’esplosione del centrodestra, rende più che mai attuale la questione in vista delle prossime politiche.  

Dice Letta: “La legge elettorale deve essere nell’agenda dei prossimi 14 mesi. L’attuale credo sia la più brutta che ci sia mai stata regalata”. Il segretario Pd è sempre stato un grande fautore del maggioritario. “Forse potrebbe rivedere la cosa, sa benissimo cosa comporta. Ma proporzionale o doppio turno sarà comunque difficile arrivare alla riforma”, dice un parlamentare proporzionalista alludendo al no di Salvini di oggi. Ma questo sarà tema delle prossime settimane. 

(Adnkronos)