Cronaca - 05 febbraio 2025, 05:28

Mantova tra le città più inquinate d'Italia per PM10

Legambiente: "si dovrebbe ridurre le emissioni del 28% per rispettare il limite previsto dal 2030"

Mantova tra le città più inquinate d'Italia per PM10

MANTOVA - Mantova è tra le città più inquinate d'Italia per quanto riguarda il PM10. Lo dice l'indagine Mal'Aria città 2025 di Legambiente che evidenzia come nell’anno solare 2024 sono stati 25 i capoluoghi di provincia, con ben 50 centraline di monitoraggio della qualità dell’aria definite di traffico o di fondo urbano, a superare il limite giornaliero di 35 giorni con una concentrazione media giornaliera superiore a 50 microgrammi per metro cubo (µg/mc).  A Mantova  i superi sono stati 50 in piazzale Gramsci, 42 presso la centralina di S.Agnese e 36 in via Ariosto. E con questi risultati il capoluogo virgiliano si posiziona al 18° posto in Italia per inquinamento da polveri sottili: in questa situazione per rispettare i limiti previsti dall'Unione Europea le emissioni dovrebbero essere ridotte del 28%. 
 

Guida la classifica con 70 sforamenti Frosinone con la centralina Frosinone-Scalo, ma è la Pianura Padana ancora una volta a confermarsi l'area più inquinata d'Italia. Segue infatti con 68 Milano-Marche nella centralina . Al terzo posto in assoluto la centralina di Verona-Borgo Milano con 66 giorni seguita da quella di Vicenza-San Felice con 64, Padova-Arcella con 61 , Venezia-via Beccaria 61. Non si sono salvate neanche le città di Cremona (P.zza Cadorna 57, via Fatebenefratelli 46), Napoli (Ospedale N. Pellegrini, 57), Rovigo (Centro, 57 e Borsea (53)), Brescia (56 Villaggio Sereno 41 Broletto e San Polo, 40 via Tartaglia), Torino (55 superamenti nelle centraline di Rebaudengo e di Lingotto, Treviso (via Lanceri 53 e strada S.Agnese 46), Modena (Giardini, 52), quindi Mantova (50 piazza Gramsci, 42 S.Agnese e 36 via Ariosto), Lodi (Viale Vignati 49 e S.Alberto 40), Pavia (Piazza Minerva 47 e via Folperti 38), Catania (viale Vittorio Veneto 46), Bergamo via Garibaldi 40), Piacenza (Giordani-Farnese 40), Rimini (Flaminia 40), Terni (Le Grazie 39), Ferrara (Isonzo 38), Asti (D’Acquisto 37) e Ravenna (Zalamella 37). Una situazione di picco, quella dello sforamento del limite giornaliero, ma che in molti casi ha riguardato molte centraline della stessa città. 

Secondo Legambiente "il bicchiere può apparire mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda di che limite si voglia prendere come riferimento. Perché se il bicchiere mezzo pieno è rappresentato dal fatto che nessuna città capoluogo di provincia ha superato nel 2024 il limite normativo stabilito in 40 microgrammi per metro cubo come media annuale, il rovescio della medaglia – ovvero il bicchiere mezzo vuoto – lo si ottiene se si prendono a riferimento i valori suggeriti dall’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che nelle sue linee guida indica in 15 µg/mc la media annuale da non superare. In questo caso, purtroppo, circa il 97% dei capoluoghi di cui si è riusciti a ricostruire la media annuale (95 su 98 capoluoghi esaminati) non rispetta tale valore. Con conseguenti danni alla salute delle persone che vivono e lavorano in queste aree urbane.  La nuova direttiva sulla qualità dell’aria recentemente approvata a livello comunitario, ha rivisto i limiti di riferimento per il PM10, avvicinandoli molto a quelli suggeriti dall’OMS; dal 2030 infatti il limite stabilito come media annuale da non superare scenderà dagli attuali 40 µg/mc a 20 (rimane 15 µg/mc il valore suggerito dall’OMS). Questo comporta che nel giro di cinque anni gli Stati Membri dovranno correre ai ripari - Italia in primis – per non farsi trovare impreparati dai nuovi limiti recentemente stabiliti ed approvati. Ad oggi, però, le nostre città sono ancora distanti da quei valori, con 19 capoluoghi che dovranno ridurre le concentrazioni attuali tra il 28% e il 39%.  Una corsa contro il tempo che dovrà necessariamente partire dalle città e dalle politiche necessarie al cambiamento, ma che dovrà vedere coinvolte anche le istituzioni regionali e nazionali per quanto di loro competenza. Infatti, le polveri sottili, o particolato o PM10, ha diverse fonti di emissione che lo generano e su cui bisogna intervenire in maniera sinergica e mirata. Il PM10 è emesso principalmente dalla combustione di combustibili solidi per il riscaldamento domestico, dalle attività industriali, dall’agricoltura e dal trasporto su strada. E in base al territorio ed alle caratteristiche in cui questi settori emissivi si sviluppano, il peso di uno o dell’altro settore incide in maniera differente. Ad esempio, il bacino padano nel nord del nostro Paese, è un’area densamente popolata e industrializzata con condizioni meteorologiche e geografiche specifiche che favoriscono l’accumulo di inquinanti atmosferici nell’atmosfera. Se a questo si aggiunge l’enorme impatto che genera anche il settore zootecnico o quello del riscaldamento domestico, si capisce bene come per risolvere il problema su scala di bacino sono tanti i soggetti chiamati in causa e molteplici i settori su cui bisogna intervenire" 

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