I datori di lavoro dipendente effettivamente attivi nel 2020 sono risultati 2,781 milioni, in leggera crescita (+1,2%) rispetto al valore del 2019 (2,747 milioni). Questa crescita è interamente dovuta ai datori di lavoro domestico – sostanzialmente le famiglie utilizzatrici di servizi di aiuto nella cura della casa o di assistenza a figli minori o ad anziani non autosufficienti – che nel 2020 hanno raggiunto praticamente il milione di unità: +78.000 rispetto all’anno precedente, segnalando una forte dinamica di crescita analoga a quella che analizzeremo più avanti a proposito dei dipendenti. E’ uno dei dati che emergono dal XX Rapporto annuale Inps.
Secondo l’Inps “si tratta di un effetto largamente imputabile alla pandemia: in particolare il primo lockdown, per superare i divieti allo spostamento, ha (involontariamente) generato la necessità di regolarizzare questo segmento di forza lavoro”.
“Per i datori di lavoro intesi come aziende private la pandemia ha avuto, invece, un effetto negativo, in modo particolare a causa del contenimento delle imprese parzialmente stagionali (perché stagionali o nate o cessate nel corso dell’anno)”, osserva.
“Infatti, per le aziende ‘stabili’ (con almeno un dipendente ogni mese dell’anno) la riduzione è stata modesta (-0,7% pari a qualche migliaio di unità su un totale superiore a 1,2 milioni di attori) mentre per le aziende parzialmente presenti la contrazione è stata assai significativa: esse sono diminuite passando da 423.000 a 391.000 (-7,5%)”, aggiunge.
“Sotto il profilo dimensionale, in valori assoluti la riduzione ha riguardato soprattutto le imprese con meno di 15 dipendenti (-35.000); in valori percentuali si segnala soprattutto la riduzione delle imprese tra 15 e 99 dipendenti (-4,7%), con un significativo ridimensionamento anche della componente delle imprese stabilmente presenti (circa -4.000 unità): ciò si spiega con il fatto che il ricorso alla cassa integrazione a zero ore per gran parte dei dipendenti ha ridotto, almeno transitoriamente, la taglia dimensionale di diverse aziende”, prosegue.
“Anche agricoltura e amministrazioni pubbliche evidenziano la medesima tendenza negativa delle aziende private”, conclude l’Inps.