MANTOVA – E’ un fiume in piena Vittorio Sgarbi, come sempre del resto. All’Istituto tecnico del restauro Santa Paola dove è stato invitato questa mattina in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno accademico, lo storico e critico d’arte non ha mancato di fare una lunga chiacchierata con i giornalisti, anche in questo caso secondo copione, con tanti cenni ad argomenti diversi, alcuni poi ripresi pure durante la “lezione” su la cura dei beni culturali e la figura del restauratore.
Sulla prima il suo affondo, di nuovo, contro la passeggiata archeologica di Piazza Sordello. “Sindaco va abbattuta” – dice Sgarbi senza tanti giochi di parole rivolgendosi a Mattia Palazzi il quale, da sempre ipercritico nei confronti della Domus, risponde che “si, andrebbe fatto ma senza gravare sulle tasche dei cittadini”.
C’è tempo anche per una battuta sulle mostre di Giulio Romano: “non sono andato a vederle ma ci andrò – dice il critico d’arte – se ne parlava già quando io ero nel Comitato scientifico del Centro Te ma allora le si voleva affidare a degli antipatici, adesso ho saputo invece che sono state fatte da gente simpatica”
Anche sul restauro e la figura del restauratore Sgarbi è molto diretto. “Serve un albo professionale – dice – che permetta ai restauratori di essere chiamati in virtù dei loro meriti, della loro professionalità”. Poi parla delle opere d’arte definendole “rappresentanti dello spirito del mondo” e degli artisti che, “così come i poeti, sono i profeti dei grandi cambiamenti del mondo. Ad esempio Giotto ha dato una base all’arte moderna così come Dante ha introdotto la lingua volgare oppure Raffaello ha affrescato a Roma le opere di Piero della Francesca simboleggiando il mondo nuovo che si afferma sull’antico”.
Il restauro per Sgarbi è “un’operazione simile ad un intervento chirurgico. Ritengo non sia esatto chiamarlo “restauro scientifico” – dice perché così non si non tiene conto del “diritto alla creatività”. Il restauro dei beni culturali deve basarsi su un insieme di competenze, tecniche e capacità di autonomia, detta appunto “creatività”, e la sensibilità del restauratore deve derivare dalla cultura ed esperienze più importanti della scienza per poter ricreare la bellezza”.
La lezione è stata introdotta dal preside dell’Istituto Riccardo Furgoni che ha evidenziato come il bilancio delle performance degli studenti sia positivo e i risultati didattici siano statti ottimi.