Il super Green pass, l’evoluzione del certificato verde a cui sta pensando il Governo, accessibile solo a chi vaccinato o guarito da Covid-19, “non dà una sicurezza al 100%: c’è sempre una piccola possibilità che il vaccinato e il guarito possano trasmettere il virus, anche se sicuramente per poco tempo e con carica virale bassa”. Lo evidenzia all’Adnkronos Salute Massimo Andreoni, primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit).
Secondo l’esperto, per modificare l’attuale Green pass andrebbe considerato un punto: “Occorre tenere presente che esiste una gradualità nella sicurezza che può dare aver fatto il vaccino, la terza dose o essere guariti dal Covid – ricorda – Se il Green pass viene rilasciato entro 3 mesi da queste 3 possibilità è un conto, a 6 mesi un altro perché inizia già una riduzione del titolo degli anticorpi e dopo i 6 mesi questo dato si riduce ancora di più. Quindi mi pare necessario calcolare bene la tempistica sia delle vaccinazioni sia della malattia naturale, in ottica certificato verde”.
“Ma al di là del Green pass – avverte Andreoni – mi pare evidente che dobbiamo assolutamente mantenere le misure che già conosciamo bene: la mascherina indossata al chiuso e all’aperto se ci sono assembramenti, la distanza e l’igiene delle mani”.
Per Andreoni “se l’andamento epidemiologico dovesse peggiorare e l’epidemia” di Covid-19, “soprattutto in termini di ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva, dovesse andare fuori controllo, credo che si dovrà arrivare a delle restrizioni sempre più stringenti. Penso anche ad un lockdown selettivo per chi non è vaccinato. Quando c’è una estrema difficoltà di contenimento dei contagi, è inevitabile arrivare a delle decisioni più stringenti”.