Il questore Sartori lascia: “porto con me l’orgoglio di aver conferito sicurezza alla mia Mantova”

MANTOVA – Questa mattina ha salutato gran parte del personale e domani, ultimo giorno di lavoro come questore a Mantova, completerà il giro dei saluti. Lunedì si insedierà Giannina Roatta. Ma quello di Paolo Sartori non sarà un addio.
Lui è mantovano, nato e cresciuto qui, e da sempre frequenta la città dove ha molte amicizie il cui numero ha ampliato in questi tre anni abbondanti di permanenza e quindi tornerà a Mantova molto spesso: “Sarà solo un distacco professionale” ci dice prima di entrare nel vivo dell’intervista con la quale chiediamo innanzitutto a Sartori di tracciare un bilancio del suo periodo a capo della Questura virgiliana iniziato il 1° settembre 2018.
E’ un bilancio assolutamente positivo, conoscevo la realtà mantovana e quindi sapevo che avrei incontrato una comunità che da sempre ha un atteggiamento favorevole e di sostegno nei confronti delle forze dell’ordine. Cosa che ho potuto da subito toccare con mano e che mi è stata molto di aiuto.
Quando sono arrivato ho trovato alcune problematiche come la prostituzione di strada a Cittadella che è stata risolta con operazioni mirate, rimpatri e chiusure di esercizi pubblici. Vi era poi il problema della microcriminalità a Lunetta, Colle Aperto e Ponte Rosso e alcune situazioni più a rischio come i Giardini Nuvolari, Piazza Cavallotti, il Lungo Rio e i Giardini Viola. Tutte situazioni che sono state affrontate e per le quali è stato fondamentale anche il ruolo dell’Amministrazione Comunale che ha dimostrato una grande sensibilità e attenzione ai temi della sicurezza installando telecamere e migliorando l’illuminazione, che hanno permesso un importante sostegno tecnologico e logistico.
Altro aspetto che ho affrontato subito è stato quello dell’abuso di alcol da parte dei minori. Ero arrivato a Mantova da poco quando ho letto un articolo in cui si diceva che ogni anno 350 minorenni finivano al Pronto Soccorso del Poma per aver bevuto troppo. Mi sono mosso quindi a tutti i livelli, insieme alla Prefettura, per combattere questo preoccupante fenomeno, con sospensione delle licenze agli esercenti che davano alcolici ai minori ma anche coinvolgendo tutti coloro che potevano avere un ruolo in questa partita, come il Provveditorato o le organizzazioni di categoria.
Gran parte di questi tre anni purtroppo sono stati caratterizzati dalla pandemia e quindi alcune operazioni come le espulsioni sono state rallentate per via del blocco dei voli, altre hanno subito un’accelerazione. Abbiamo dovuto ridefinire le priorità e anche in questo caso abbiamo visto una grande collaborazione da parte della popolazione mantovana. Le forze dell’ordine, dal canto loro, hanno mantenuto un atteggiamento mirato soprattutto alla prevenzione più che alla repressione e questo, insieme al senso di responsabilità dimostrato dai mantovani, ci ha portato nel complesso a elevare un numero contenuto di sanzioni.
 C’è qualcosa che invece l’ha lasciata perplessa? O magari qualcosa che non siete riusciti a risolvere o ad affrontare? 
Appena diventato questore la cosa che mi lasciava più perplesso era la scarsa percezione di sicurezza da parte dei mantovani quando invece la situazione non giustificava assolutamente un atteggiamento del genere. Questo è abbastanza tipico delle province piccole ma ho intuito che forse c’era qualcosa di sbagliato, innanzitutto nella comunicazione. Ecco perchè ho dato il via da subito a rapporti con gli organi di stampa sempre improntati alla maggior trasparenza possibile in modo che i cittadini fossero costantemente informati di quanto accadeva e di quel che le forze dell’ordine facevano. Una scelta questa che credo abbia dato i suoi frutti.
Ciò che invece non ha dato i frutti sperati è il problema della violenza sulle donne, la violenza di genere, i cosiddetti “codici rossi”. Il fenomeno purtroppo è aumentato nonostante il nostro impegno. Voglio ricordare che la Questura di Mantova è stata la terza in Italia a firmare il “Protollo Zeus” attraverso il quale non solo si attivano percorsi di aiuto per le vittime ma anche di accompagnamento per gli autori delle violenze in modo che non tornino a compierle. In diversi si sono sottoposti a questi percorsi e per gran parte di loro non si sono verificate recidive ma il problema della violenza di genere rimane comunque in tutta la sua gravità a Mantova come nel resto del Paese.
Per quanto riguarda infine un aspetto più prettamente logistico lascio a chi mi succederà il sogno di una nuova sede per la Questura.
C’è qualcosa che in questi tre anni a capo della Questura di Mantova le ha dato più soddisfazione? 
Il vedere negli occhi di alcuni che si sono rivolti alla Polizia per svariate ragioni la consapevolezza che avevano a che fare con delle persone che non si adoperavano per un mero fatto burocratico ma erano capaci di far proprie, empaticamente, le emozioni di coloro che avevano di fronte.
Personalmente credo poi sia stato importante il lavoro che ho fatto in materia di prevenzione, come il controllo che chi possiede armi da fuoco abbia tutti i requisiti per poter continuare ad averle o il controllo che chi ha il permesso di soggiorno possa a sua volta avere i requisiti per continuare a stare sul territorio nazionale.
Cosa porterà a Vicenza della sua esperienza mantovana?
Tutto il bagaglio di conoscenza e di esperienza che ho fatto e soprattutto l’orgoglio di aver  conferito sicurezza alla mia città e alla sua provincia.