(Adnkronos) – “Una delle aree da cui sono partite le truppe russe è proprio quella al confine tra Bielorussia e Ucraina. A pochi km dal confine c’è la centrale e a 150 km c’è Kiev. Una situazione incandescente. Pericolosissimo che ci sia la centrale nucleare lì, perché qualsiasi tipo di situazione militare potrebbe mettere in atmosfera ulteriori quantità di radionuclidi. Fu fatto un sarcofago a copertura del quarto reattore, ultimamente fatto il famoso ‘arco’ che ha ricoperto ulteriormente, ma c’è ancora il nucleo attivo e una situazione di contaminazione molto alta”. Così all’AdnKronos Angelo Gentili, responsabile del progetto Chernobyl di Legambiente, una persona che conosce bene la zona dove è stato più e più volte.
“Quello è un obiettivo molto sensibile, fino ad oggi in qualche modo tutelato dallo Stato Ucraino, e che continua a rappresentare una bomba a orologeria.
Farne un teatro di guerra è molto pericoloso, non si può scherzare con il nucleare. Siamo molto preoccupati – sottolinea Gentili – la pericolosità è inaudita. Vorrei sperare che non ci sia un accanimento in quell’area. Tra l’altro lì, superato il confine c’è la cosiddetta ‘zona morta’ che sta intorno alla centrale, lì non ci sono persone che ci abitano e c’è una cintura di sicurezza protetta dalle autorità, ma in presenza di una guerra il rischio è che tutta una serie di parametri sanitari saltino. Questa situazione va tenuta presente anche dal punto di vista internazionale”.
Una situazione, aggiunge Gentili che conosce bene quelle zone dove lavora per il progetto Chernobyl che coinvolge i bambini dell’area (in Bielorussia, nel centro Speranza, i bambini vengono ospitati ogni estate con l’obiettivo di far loro perdere parte della radioattività), “che si aggiunge in maniera drammatica a una situazione già grave. Lì, in area contaminata, ancora oggi vivono molte persone soggette a una serie di patologie. Tra Bielorussia, Ucraina e Russia, parliamo di 5 milioni di persone che abitano le zone contaminate. Questa situazione si sovrappone a una situazione già complicata che comprende, oltre alla contaminazione, una forte sofferenza dovuta al Covid e una povertà molto alta”.
di Stefania Marignetti