Ucraina, volontari a Odessa: “Resisteremo ma ci servono armi”

(Adnkronos) – Gli uomini ci sono, ”tutti gli uomini di Odessa sono pronti a difendere la città dai russi”. Solo nel Battaglione Volontari di Odessa ‘Difesa di Odessa. Nato in battaglia’, il consigliere comunale Andrey Vagapov è stato ”in grado di radunare 2.500 persone, alcune delle quali erano già addestrate”. Tra loro ”ci sono anche stranieri”, ma ”non italiani, almeno non ancora”. Ma ”se ci verranno date le armi e le munizioni adatte, solo nel mio battaglione arriveremo a 7.500 uomini”.  

Come spiega in un’intervista all’Adnkronos, ”grazie alla mia popolarità e alla mia posizione civica ho promosso la formazione di questo battaglione prima dello scoppio della guerra invitando tutti a unirsi ai ranghi prima dell’inizio dell’ostilità sul campo”, perché ”sì, mi aspettavo questa invasione già da diversi mesi”. I cittadini di Odessa, quindi, non si sono fatti trovare impreparati dall’annuncio del presidente russo Vladimir Putin lo scorso 24 febbraio, ”dalla fine del 2013 ho capito chi erano i russi, e da allora non ho mai più cambiato opinione”. 

Come primo passo, ”per resistere all’invasione russa dell’Ucraina”, Vagapov ha ”avviato gruppi per la realizzazione di bottiglie molotov. Già il giorno successivo si era formato il battaglione 222 della 126esima brigata per la difesa territoriale”. E ”poi si è andati avanti con la realizzazione di fortificazioni, barriere anticarro e molto altro ancora”, spiega. Proprio ”per l’enorme numero di persone che hanno espresso il desiderio di unirsi alla difesa di Odessa, l’unica possibilità dell’occupante russo di colpirci è con un forte bombardamento della città”. Tra i volontari anche ”molti stranieri che stanno aspettando il visto per poter venire a Odessa e unirsi alla difesa della nostra città”. 

Al bombardamento aereo, ammette Vagapov, ”sfortunatamente non siamo pronti a causa del numero limitato di sistemi di difesa aerea”. La città, infatti, ”è sotto tiro”, quello di cui si è carenti sono ”munizioni, armi e mezzi di protezione individuale”. Non manca, invece, la volontà di resistere. ”Siamo pronti per il confronto dal mare. Lo sbarco sarà complicato per loro anche per il tipo di baia”, spiega. 

Se un aiuto arriva dall’estero tramite i volontari, l’esponente del partito ‘European Solidarity Party’ afferma che ”l’Italia a la comunità mondiale ci possono aiutare, prima di tutto, chiudendo i cieli dell’Ucraina”. Successivamente, afferma, è necessario che la comunità internazionale ci fornisca ”i propri sistemi di difesa missilistica e contribuisca a equipaggiare le formazioni di volontari”. 

(Adnkronos)