(Adnkronos) – Al termine del XXII Convegno nazionale dell’Associazione italiana ingegneri clinici (Aiic), “per noi è sempre più evidente che la tecnologia utile è quella che parte da un bisogno clinico e che viene inserita all’interno di un processo corretto. E’ solo grazie alla valutazione multidimensionale del paziente e del suo bisogno che possiamo determinare le migliori risposte: se queste vengono inserite all’interno di un’organizzazione efficiente ed efficace, raggiungiamo il vero successo di una corretta programmazione degli investimenti tecnologici, siano essi di grandi apparecchiature, che di devices e reti”. Così il presidente Aiic, Umberto Nocco, a chiusura dei lavori del meeting che si è svolto a Riccione. Prossimo appuntamento dal 10 al 13 maggio 2023 alla Fortezza da Basso di Firenze, dove l’associazione festeggerà anche i 30 anni dalla fondazione.
Oltre 2mila presenze, quasi mille partecipanti ai corsi di formazione, circa 300 relatori e discussant nelle tavole rotonde: questi i numeri del convegno di Riccione, “un evento particolarmente riuscito, che ha posizionato le tecnologie per la salute all’interno di una prospettiva ampia, corretta, competente e non mitizzata”, è il bilancio degli esperti. “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza era il punto di partenza, il rinnovamento del Servizio sanitario nazionale e le opportunità offerte dalle tecnologie per la salute sono la prospettiva futura con cui abbiamo affrontato in tutte le sessioni”, evidenzia Nocco.
“Oggi – rimarca l’Aiic in una nota – il ruolo degli ingegneri clinici è di professionisti esperti in cultura tecnologica, in grado di superare i vecchi ‘confini’ ospedalieri: anche a Riccione è risultata evidente la sempre maggiore attenzione che viene data dalle politiche sanitarie e dalla programmazione al territorio e alla medicina di prossimità, e anche qui questa professione inizia ad essere coinvolta”.
“L’ingegnere clinico ormai è in prima fila nel dialogo con il medico di medicina generale – precisa Nocco – Noi parliamo con i cittadini e con le loro associazioni, e ci rapportiamo alle altre professioni sanitarie e al management territoriale portando un contributo di competenze e di progettualità che sarà messo a disposizione delle case di comunità, della telemedicina e dell’interoperabilità di sistema. Siamo in pratica al punto di avvio di una fase evolutiva per tutta la sanità, e come professione offriremo la massima collaborazione affinché le tecnologie possano esprimere (in totale sicurezza) il miglior contributo possibile sia nelle strutture ospedaliere che nella sanità di prossimità”.