Cia lancia l’allarme: corsa contro il tempo per salvare il pomodoro. Tardivo giù del 15%

ROMA – Per il pomodoro da industria la siccità è una corsa contro il tempo. Dopo un 2021 da record, con oltre 6 milioni di tonnellate, adesso i 40° gradi al suolo e l’assenza di pioggia, rischiano di lasciare il segno anche sui campi rossi. Da Cia-Agricoltori Italiani, in ricognizione da Nord a Centro Sud, le prime stime sul comparto con previsione di un calo produttivo pari ad almeno il 15% e picchi fino al 30% per il pomodoro tardivo, atteso per settembre. Intanto è partita, in anticipo, la raccolta dei trapianti fatti tra marzo e aprile. Il caldo ha accelerato la maturazione, oltre può solo bruciare e rovinare tutto.

Più di 100 giorni di secca e ondate di calore tropicale -sottolinea Cia- hanno già colpito rese importanti (mais -50%, riso -30%; grano duro -35%) e, ora, stanno mettendo seriamente sotto stress l’ortofrutta, che rischia di perdere 3 settimane su 4 di raccolti, e il pomodoro da industria, già estremamente delicato, ma che pure fa dell’Italia il secondo produttore mondiale di fresco per le conserve. Il comparto vale 3,7 miliardi di euro, di cui quasi 2 miliardi solo di export.

Una situazione che si cerca di contrastare riducendo al minimo gli sprechi lavorando in turnazione tra produttori e confidando nell’operato dei consorzi di bonifica. Al Nord come al Centro Sud, infatti, il precoce che è ora in rapida raccolta, non è stato più irrigato viste le temperature: un prodotto, dunque più sano, perché meno reduce dalla solita lotta contro funghi e muffe, ma più a rischio marciume apicale, il lungo in particolare, per via degli sbalzi idrici.

“I danni sono in continuo aumento e supereranno di gran lunga i noti 3 miliardi – dichiara il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini –. Questa disarmante siccità e carenza idrica sollecita un serio e urgente intervento per la costruzione di una rete di nuovi bacìni e invasi, piccoli e distribuiti sul territorio per l’accumulo e lo stoccaggio di acqua piovana; manutenzioni efficienti e anti-dispersioni; l’uso delle acque reflue in agricoltura e più tecnologia per rallentare la risalita del cuneo salino. Il Paese non può permettersi, ora più che mai, di fermarsi”.