(Adnkronos) – La corsa dell’inflazione e le pressioni sullo scenario economico globale, assieme alle vulnerabilità domestiche, spingono il Fondo Monetario Internazionale a rivedere i dati del Pil italiano per il biennio 2022-23. Nel World Economic Outlook appena diffuso per quest’anno, complice anche la corsa dei prezzi, la crescita del nostro Paese viene rialzata di 0,2 punti, rispetto alla previsione di luglio scorso, per toccare il 3,2%. Ma la revisione cambia segno per il 2023 quando il Fondo stima un Pil dell’Italia in calo a -0,2%: si tratta di un ribasso di 0,9 punti sulle valutazioni di luglio e addirittura di 1,9 punti su quanto stimato ad aprile scorso. Per il quarto trimestre 2022 ora l’Fmi prevede un incremento annuo dello 0,5% sullo stesso periodo dello scorso anno (-0,1 punti di stima) mentre per gli ultimi tre mesi del 2023 la previsione è di +0,6% (-1 punto).
UN TERZO ECONOMIA MONDIALE VERSO RECESSIONE – Paesi che pesano per un terzo dell’economia mondiale sembrano destinati a finire in recessione fra il 2022 e il 2023 per via del calo dei redditi reali e dell’aumento dei prezzi. Nel World Economic Outlook si parla di una “economia globale che continua ad affrontare sfide difficili, segnate dall’invasione russa dell’Ucraina, dalle persistenti pressioni inflazionistiche e dal rallentamento della Cina”. La previsione di crescita globale fatta dai tecnici del Fondo per quest’anno resta invariata al 3,2 percento, mentre per il 2023 è tagliata al 2,7 percento, con una riduzione di 0,2 punti rispetto alla stima fatta a luglio. Come spiega Pierre-Olivier Gourinchas, consigliere economico e direttore delle ricerche del Fondo, “nel complesso, gli shock di quest’anno riapriranno ferite economiche che sono state solo parzialmente rimarginate dopo la pandemia. Insomma, il peggio deve ancora venire e molte persone vivranno un 2023 di recessione”.
DEFICIT E INFLAZIONE ITALIA – Dopo lo choc Covid, che nel 2020 aveva spinto il disavanzo dei conti pubblici al 9,6%, l’Italia dovrebbe continuare il percorso di riduzione del deficit, con un dato 2022 al 5,4% che il prossimo anno dovrebbe scendere al 3,9% per poi attestarsi nel 2024 al 3%. Nel World Economic Outlook si prevede per quest’anno un calo del rapporto debito/Pil al 147,2% (era balzato al 155,3% nel 2020) mentre – visto l’andamento del deficit – potrebbe scendere nel 2024 al 142,5%.
In un’Eurozona che quest’anno dovrebbe registrare un balzo dell’inflazione all’8,3% (era al 2,6% lo scorso anno), l’Italia registra il balzo più forte, con un indice dei prezzi in aumento all’8,7%, pari a +6,8 punti sul dato dello scorso anno, l’aumento maggiore fra le economie del G7. Si prevede per l’inflazione in Italia un leggero rallentamento nel 2023 al 5,2% in un’Eurozona stimata al 6,2%. Sul fronte disoccupazione, dopo il leggero miglioramento previsto per quest’anno, con un tasso all’8,8% dal 9,5% del 2021, per l’Italia il Fondo stima un rialzo nel 2023 al 9,4%.
RALLENTA CRESCITA ECONOMIE AVANZATE – Le difficoltà dello scenario globale si riflettono nell’andamento delle economie avanzate, per le quali si prevede che la crescita rallenterà dal 5,2% nel 2021 al 2,4% nel 2022 e all’1,1% nel 2023. E’ il nuovo scenario stimato nel World Economic Outlook, che taglia le stime rispetto all’andamento previsto a luglio (-0,1 punti percentuali per il 2022 e -0,3 punti per il 2023) con una revisione al ribasso soprattutto per le economie degli Stati Uniti e quelle europee. Per gli Usa ora il Fondo prevede che la crescita diminuirà dal 5,7% nel 2021 all’1,6% nel 2022 e 1,0 per cento nel 2023.
Nell’area dell’euro, continua l’Fmi, “il rallentamento della crescita è meno pronunciato rispetto a quello degli Stati Uniti nel 2022, ma dovrebbe intensificarsi” il prossimo anno con un dato totale per l’Eurozona previsto al +3,1% nel 2022 e allo 0,5% il prossimo anno (frutto di una revisione al ribasso di 0,7 punti su luglio). La media per l’area dell’euro – segnala l’Fmi – “nasconde una significativa eterogeneità tra i singoli Paesi” con Italia e Spagna, che hanno goduto di “una ripresa dei servizi legati al turismo e della produzione industriale nella prima metà del 2022”, che vedranno la crescita rallentare drasticamente nel 2023. Per il 2022 la Francia dovrebbe crescere del 2,5%, mentre la Germania salire dell’1,5%, prima di scendere a livelli negativi il prossimo anno.
Se l’Europa sconta gli effetti della guerra in Ucraina, dai tagli dell’approvvigionamento di gas russo al rialzo dei tassi della Bce per combattere l’inflazione, allo stesso tempo – spiega il Fondo – una serie di fattori ha contribuito a un rallentamento a breve termine meno rapido rispetto agli Stati Uniti, inclusi i fondi NextGenerationEU. Quasi invariati i dati per il Giappone con una crescita dell’1,7% sia nel 2021 che nel 2022 e dell’1,6% nel 2023.