MANTOVA – Sarebbero stati due gli eventi delittuosi commessi nell’omicidio di Malavicina del 9 dicembre 2021. Stando alla ricostruzione investigativa un primo evento violento sarebbe avvenuto lungo le scale tra il pianterreno e il locale cantina poi seguito, a distanza di circa un’ora, da un secondo episodio nel soggiorno di casa.
Questa la ricostruzione, come riportato da La Voce di Mantova, emersa dalle risultanze tecnico-scientifiche effettuate dai carabinieri del Ris di Parma nell’abitazione di Anna Turina, la 73enne uccisa a Malavicina di Roverbella, sulla scorta delle numerose tracce ematiche e biologiche rinvenute e repertate sulla scena del crimine.
La vicenda è stata ricostruita ieri pomeriggio davanti ai giudici della Corte d’Assise di Mantova, dal maggiore dell’Arma Nicola Staidi, comandante del Nucleo intervento operativo dei Ris, sezione biologia, nel corso dell’udienza dibattimentale del processo che vede sul banco degli imputati con le accuse di tentato omicidio e omicidio volontario pluriaggravato il 54enne veronese Enrico Zenatti, unico presunto responsabile dell’assassinio della suocera.
il primo evento, avvenuto appunto nel vano scala tra piano terra e seminterrato, avrebbe comportato per la vittima una ferita al capo da arma da taglio lunga 37 centimetri: diverso, infatti, il materiale ematico percolato e rinvenuto sul pianerottolo tra le due rampe di scale così come i capelli dell’anziana sul gradino intriso di sangue e le macchie impresse sulla parete (compatibili con la ferita inferta alla donna). Ripresi i sensi la vittima sarebbe poi risalita al primo piano.
Il secondo evento sarebbe, invece, avvenuto, nella sala-soggiorno della villetta: qui le copiose tracce rinvenute nella parte anteriore del tavolo di legno posizionato vicino al punto dove era stata soccorsa la 73enne avrebbero, infatti, delineato proiezioni di flusso di sangue determinate solo da recisione di un vaso arterioso o venoso oltre ad altre varie macchioline più fini, anche sul soffitto, e prodotte dal movimento veloce di un’arma bianca brandita e insanguinata come quella, stando sempre all’ipotesi inquirente, utilizzata da Zenatti per sgozzare la suocera a cui era stata recisa la carotide e la vena giugulare.