(Adnkronos) – Il diritto all’oblio su internet va rispettato e il gestore di un motore di ricerca deve deindicizzare le informazioni, rendendole di fatto invisibili, se chi ne richiede la deindicizzazione dimostra che sono manifestamente inesatte. Lo stabilisce la Corte di Giustizia dell’Ue, in una sentenza relativa ad una causa che coinvolge Google e una società di investimenti, che si era rivolta alla società californiana affinché deindicizzasse alcuni contenuti, ritenuti inesatti.
Per tutta risposta Google si era rifiutata di deindicizzarli, affermando che ignorava se i contenuti riportati fossero inesatti o meno. La Corte federale di giustizia della Germania, investita della questione, si è rivolta alla Corte di Giustizia dell’Ue per ottenere alcuni chiarimenti in merito alla tutela del diritto all’oblio nel regolamento europeo sulla protezione dei dati.
I giudici di Lussemburgo hanno stabilito che il motore di ricerca deve deindicizzare contenuti ritenuti inesatti, se chi ne fa richiesta ne dimostra l’inesattezza: la prova, aggiungono i giudici, non deve necessariamente risultare da una decisione giudiziaria ottenuta nei confronti dell’editore del sito.