“Questa volta la partita è aperta e noi giochiamo per vincere”. Con queste parole Pierfrancesco Majorino, candidato di centrosinistra e M5s alla presidenza della Regione Lombardia, ha aperto il suo intervento per la presentazione del suo programma elettorale, al Piccolo Teatro-Studio Melato di Milano. Una sala gremita, con un pubblico di tutte le età, dai giovani attivisti in maglia gialla, alle famiglie con bimbi al seguito, compresi diversi volti noti della politica e dello spettacolo. Tra questi il parlamentare dem Emanuele Fiano, autore di un intervento particolarmente intenso ed ascoltato, l’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, applauditissimo, e Giovanni Storti del trio Aldo, Giovanni e Giacomo.
In prima fila ci sono anche il virologo Fabrizio Pregliasco, candidato nella lista ‘Majorino Presidente’ e la giovane attivista iraniana Rayane Tabrizi, intervenuta per “ringraziare tutti gli italiani, il presidente Mattarella, il Pd e Pierfrancesco Majorino per aver sostenuto le ragioni del popolo che in Iran sta combattendo per la libertà a costo della propria vita e per aver permesso la manifestazione davanti al consolato iraniano di Milano che- ha detto- per noi è stata una ventata di aria fresca, all’indomani dell’esecuzione di due ragazzi che ci ha spezzato il cuore”.
Dal centro dell’arena del Teatro Studio, con i temi chiave proiettati sul pavimento scuro, a comporre una sorta di grafico in arte visiva, Majorino ha illustrato qual è la sua idea di Lombardia, “la regione più inquinata d’Europa, che ha tanto bisogno di aria nuova”.
Quarantacinque minuti in cui ha sfoderato l’orgoglio di aver condiviso il lavoro con tutti gli esponenti della coalizione: “In queste settimane sono arrivati tantissimi contributi e ancora tanti ne arriveranno; del resto il nostro è un cantiere aperto di idee, un laboratorio collettivo a cui tengo molto perché stiamo compiendo un grande lavoro per i lombardi”. E forse, proprio per questo, di aver compiuto una rimonta nei sondaggi: “Lo confermano anche le parole del presidente uscente Fontana che ha detto ‘siamo davanti alla sinistra, ma ho paura che la gente si dimentichi di andare a votare’; è evidente che ciò tradisce una sensazione che hanno da quelle parti”. Del resto, “dopo 28 anni di governo della destra in Lombardia, c’è bisogno di opposizione e progetti alternativi; sono convinto che in tutti questi anni la destra ci ha abituato che le cose non si possono cambiare. E la colpa, in parte, è anche nostra. Ora però stiamo rialzando la testa. E ben oltre la Lombardia”.
Salute e sanità sono le priorità in cima al programma, con il tema delle liste d’attesa, del ruolo dei medici di medicina generale, “diventati loro malgrado persone costrette a stare più davanti a un pc che a visitare le persone”. “Abbiamo -dice Majorino- bisogno di una grande svolta su temi che sono essenziali; il primo è salute-sanità, perché la sanità di oggi è discriminatoria e a chi è in lista di attesa si dice ‘se vuoi essere curato in tempi accettabili, devi fare una cosa: pagare. Questo per me non è assolutamente possibile. Serve riorganizzare i servizi, con immaginazione, concretezza e cultura del saper fare”.
Poi c’è la questione ambientale: “Siamo la regione più inquinata d’Europa, servono misure radicali al trasporto pubblico, agevolando, anche attraverso la gratuità, l’utilizzo del trasporto pubblico regionale per gli under 25”. Riguardo Trenord, “occorre ribaltarne positivamente la gestione”. Nel senso che si potrebbe anche lavorare sull’idea lanciata dalla competitor civica sostenuta dal Terzo Polo, Letizia Moratti, della messa a gara di Trenord: “Ci si può pensare, anche se io non partirei da lì”. Perché “come prima cosa, c’è il rischio di privatizzare Trenord”. Però, tiene a chiarire, “io non ho un atteggiamento ideologico, semplicemente non credo sia la soluzione di oggi”. L’idea sostenuta dall’europarlamentare è quella di “lavorare ispirandosi al protocollo su lavoro e clima dell’Emilia Romagna, che è un bel modello su cui, secondo me, vale la pena insistere e andare avanti”.
Capitolo casa: “Non si può trascurare il fatto che ci sono 15mila case vuote di proprietà regionale da mettere a disposizione degli inquilini”; altrettanto importante è un “piano per il lavoro, da realizzare con le imprese, le università, con chi si occupa di innovazione e con le parti sociali”. E poi, osserva, “penso che faremmo un bel salto se la regione smettesse di trincerarsi dietro a temi di sua competenza, iniziando ad impegnarsi su temi come la questione dei salari. Certo non potremo essere noi ad alzarlo, ma potremmo però contribuire mettendoci il peso politico”. Anche per affrontare le crisi aziendali: “È ovvio -dice- che le crisi non sono responsabilità della Regione, ma è responsabilità della Regione occuparsi dei cittadini coinvolti”.
In altre parole, “voglio una regione che non faccia lavorare gente a 5/6 euro l’ora”. Una regione “che abbia i piedi ben piantati per terra, mantenendo però anche lo sguardo sul mondo. Questo vuol dire affiancare donne e ragazze dell’Iran”. Non si tratta “solo del sostegno a comunità o gruppi politici in quella straordinaria lotta di libertà, ma anche l’idea che debba essere la regione a scrivere sulle proprie pareti ‘Donna, vita e libertà'”. Perché “la lotta per i diritti e per la democrazia deve appartenere a questa scommessa che stiamo facendo”.
Le parole pronunciate oggi, avverte infine Majorino, “dimostrano che l’aspettativa è alta e cresce tra di noi. Questo per una ragione essenziale, a cui tutti hanno fatto riferimento. E cioè che questa volta la partita è aperta e noi -conclude- stavolta giochiamo per vincere”.