Lo stop alla vendita di auto benzina e diesel a partire dal 2035, come confermato dal Parlamento europeo, è un danno per l’industria dell’auto europea, e italiana, o può essere una svolta?
Hanno ragione gli europarlamentari leghisti, che parlano di “uno schiaffo al settore dell’automotive e a categorie fondamentali dell’economia italiana ed europea, per fare al contempo un regalo enorme a Pechino”. O la presidente della commissione Tran (Trasporti), la verde francese Karima Delli, che parla di “un voto storico per la transizione ecologica”, perché “con la fine della vendita di auto nuove con motore a scoppio nel 2035, nel 2050 non avremo più, o quasi, auto a benzina o diesel sulle nostre strade”?
E qual è il costo da pagare? E’ quello che indica l’eurodeputato di FdI, Pietro Fiocchi, relatore ombra per l’Ecr del dossier Emissioni di Co2 per automobili e furgoni: “vietare i motori a combustione interna costerà all’Europa centinaia di migliaia di posti di lavoro e lascerà un’industria europea vitale pericolosamente dipendente da batterie, materie prime e terre rare di dubbia provenienza e disponibilità”?
E, ancora, perché la posizione del governo italiano è diversa rispetto a quella degli europarlamentari che lo sostengono? “Gli europarlamentari di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, votano contro il nuovo regolamento Ue sull’emissione di Co2 per autovetture e veicoli commerciali leggeri, mentre i rappresentanti del governo italiano al Coreper hanno dato il via libera al testo dell’accordo. Qualcosa non torna”, denuncia l’eurodeputato del Pd Brando Benifei, capodelegazione a Bruxelles.
Sergio Costa (M5S), vicepresidente della Camera, prova a fare una sintesi. “È importantissima e necessaria la decisione Europea di bloccare le nuove immatricolazioni di auto a benzina e diesel nel 2035. Una decisione attesa che non coglierà impreparata l’automotive italiana, in prima linea sul fronte dei motori green. Lavoreremo a tutti i livelli affinché nessuno venga lasciato solo, né i cittadini né gli imprenditori”.
Basta mettere insieme queste reazioni per avere il quadro più vicino alla realtà. Si può arrivare al 2035 senza più auto nuove a benzina e diesel ma è necessario arrivarci facendo gli investimenti che servono per sostenere un settore, quello dell’auto, e l’indotto enorme che si muove intorno, che vivranno anni di profonda trasformazione. Siamo di fronte a una sfida industriale difficile, che come tutte le transizioni comporterà un costo. Quella presa a Bruxelles è una decisione politica, che rappresenta un’opportunità e comporta dei rischi. E spetterà alla politica, in Europa e in Italia, massimizzare le opportunità e minimizzare i rischi. (di Fabio Insenga)