MANTOVA – Un precariato più presente e rilevante a livello statistico rispetto al resto della Lombardia: un’emergenza che traspare dall’analisi dello studio della Cisl, condotta sui dati dell’Osservatorio dell’Inps del I trimestre 2023. Infatti, se nel complesso le assunzioni sono state pari a 26.718; quelle con contratto a tempo indeterminato, sono state 4.730 pari al 18%, mentre a livello lombardo la percentuale è stata del 22%. Tuttavia, il dato del 2023 confrontato con il 2022, mostra un calo delle assunzioni pari a -1.016 tant’è che le assunzioni nel 2022 sono state 27.734, mentre i tempi indeterminati pari a 4.676 sono stati maggiori nel 2023; così anche la percentuale di contratti a tempo indeterminato sul totale delle assunzioni sono cresciuti nel 2023 rispetto al 17% del 2022. Quindi, anche se di poco, un leggero miglioramento è avvenuto, ma resta comunque bassa la percentuale di assunzioni con un contratto stabile.
Le assunzioni a tempo indeterminato, suddivise per età, presentano quanto segue: il 54% è concentrato nella fascia d’età 30-50 pari a 2.564; il 21% fino a 29 anni pari a 989 assunzioni; il 25% over 51 pari a 1.177.
I contratti in apprendistato sono stati 1.144 pari al 4% del totale delle assunzioni. I contratti in apprendistato suddivisi per età: : il 97% è concentrato nella fascia d’età da 30-50 pari a 1.103; il 3% fino a 29 anni pari a 38 assunzioni.
Considerando i contratti a tempo indeterminato e quelli in apprendistato la percentuale dei contratti stabili ammonta a 22% contro i 26% della media lombarda.
Il totale delle nuove assunzioni con contratti a termine ammonta a 20.844 che rappresenta l’78% del totale delle nuove assunzioni. I contratti a termine sono così suddivisi: contratti a tempo determinato sono 9.455 che rappresenta il 35% del totale delle nuove assunzioni; contratti in somministrazione pari 5.622 e rappresentano il 21% di tutti i contratti; contratti stagionali sono 498 pari al 2% sul complessivo delle assunzioni; contratti intermittenti sono ammontati a 5.269 pari al 20% sul totale dei contratti di assunzione.
Le assunzioni a tempo determinato, suddivisi per età, presentano quanto segue: il 50% è concentrato nella fascia d’età da 30-50 pari a 4.708 unità; il 31% fino a 29 anni pari a 2.977 assunzioni; il 19% over 51 pari a 1.770 .
Le assunzioni stagionali rapportati all’età: il 36% pari a 181 sono over 51 anni; il 36% pari a 181 sono fra 30-50; il restante 27% pari a 136 sono fino a 29 anni.
Le assunzioni in somministrazione suddivisi per età: il 48% pari a 2.676 sono da 30-50 anni; il 40% pari a 2.258 sono fino a 29 anni; il 12% pari a 688 sono over 51 anni.
Le assunzioni con contratti intermittenti scomposti per età: il 33% pari a 1.718 fino a 29 anni; il 33% pari a 1.764 da 30-50 anni; il 34% pari a 1.787 per gli over 51 anni.
Un dato molto importante è quello relativo alle assunzioni dei giovani, pari a 9.181 neo assunti, che complessivamente rappresenta il 34% del totale delle assunzioni di cui ben 7.089 sono assunti con contratti a termine. Questo significa che il 77% delle assunzioni dei giovani è in condizioni di precarietà occupazionale. Dato peggiore di quello Lombardo che si attesta al 75%.
E’ un dato preoccupante che indica chiaramente quanto è alta la precarietà lavorativa dei nostri giovani. Il restante quadro delle assunzioni vede il 45% nella fascia da 30-50 pari a 11.931, mentre over 50 abbiamo il 21% delle assunzioni pari a 5.606.
“La Cisl ha già posto questo tema del precariato al Governo – sottolinea Dino Perboni, segretario generale Cisl Asse del Po -, indicando quali soluzioni porre in campo: ridurre stabilmente il cuneo fiscale sul lavoro a tempo indeterminato; consolidare gli incentivi alle assunzioni degli under 29; ripristinare le restrizioni sui voucher, vista l’ampia gamma di contratti flessibili a disposizione per le assunzioni; rafforzare l’intera filiera dell’istruzione, dalle scuole all’istruzione universitaria; attivare le politiche attive con il Programma GOL; contrastare i contratti di lavoro discontinui (contributo dovuto dal datore di lavoro inversamente proporzionale alla durata del contratto); dare incentivi alle aziende che contrattano la conciliazione vita professionale-vita privata; migliorare le condizioni di lavoro nei settori labour intensive (ad alta intensità di lavoro quali l’agricoltura, la ristorazione, l’industria alberghiera, nelle industrie che richiedono molta manodopera per produrre beni e servizi); far si che ci sia una maggiore partecipazione dei lavoratori alla governance aziendale.
Le risorse del Pnrr debbono essere utilizzate per un quadro di politiche generali di promozione dell’innovazione e della persona, in una parola di politiche di sviluppo economico e occupazionale stabile per giovani e donne” conclude Perboni.