MANTOVA – Ieri mattina negli uffici della Questura il Questore di Mantova Giannina Roatta e il Presidente del C.I.P.M. (Centro Italiano di Promozione della Mediazione) di Milano Paolo Guglielmo Giulini – centro specializzato che si occupa anche del recupero dei soggetti maltrattanti – hanno firmato il rinnovo per ulteriori due anni il protocollo denominato “ZEUS”, promosso dal Ministero dell’Interno – Direzione Centrale Anticrimine -, volto a diffondere sul territorio della provincia le buone prassi finalizzate ad implementare la capacità di contenimento e gestione delle violenze relazionali e dei rischi di vittimizzazione e promuovere lo sviluppo e l’attivazione di azioni di recupero e di accompagnamento dei soggetti responsabili di atti di violenza nelle relazioni affettive, al fine di favorirne il recupero e di limitare i casi di recidiva.
L’attenzione rivolta al contrasto di tale complesso fenomeno criminale e alla tutela delle vittime ha portato ad una riflessione generale sulla necessità di “prendersi carico anche di chi agisce con violenza” integrando le disposizioni legislative con norme tese al suo recupero. Si tratta di un intervento orientato alla cosiddetta “ingiunzione trattamentale”.
In questa fase si inserisce il protocollo Zeus, che costituisce un modello d’azione innovativo ed efficace, che amplia l’efficacia dello strumento di natura amministrativa dell’Ammonimento del Questore previsto dalla legge per le condotte riconducibili alla violenza domestica, agli atti persecutori ed al cyberbullismo.
Con il protocollo Zeus si garantisce una risposta immediata e integrata ai fenomeni di violenza offrendo all’ammonito un percorso trattamentale a cura di una equipe di professionisti, specializzati nel trattare le persone con problemi relazionali, che opera nell’ambito del C.I.P.M. che, nella provincia di Mantova, opera attraverso l’Associazione di Promozione Sociale denominata “VOANDALANA”. L’intento è proprio quello di intervenire all’inizio della spirale della violenza per prevenire la degenerazione dei primi atti, affinché colui che li ha commessi possa “fermarsi prima”.
Inizia quindi per l’ammonito un percorso che punta a un cambiamento profondo con l’obiettivo finale di incidere su condotte recidive. Infatti il soggetto maltrattante accede gratuitamente ad un ciclo di colloqui, nell’ambito del quale lo stesso ha la possibilità di riflettere e ricostruire, sul piano emotivo e cognitivo, le vicende che lo hanno condotto a porre in essere i comportamenti violenti, e quindi favorire la consapevolezza del disvalore sociale e della lesività degli atteggiamenti prevaricatori.