(Adnkronos) – Ergastolo, e sei mesi di isolamento diurno per l’omicidio volontario di Laura Ziliani avvenuto la notte tra il 7 e l’8 maggio 2021 a Temù, nel bresciano. Così hanno deciso i giudici della Corte d’Assise di Brescia che poco fa hanno letto la sentenza giudicando colpevoli le due figlie della vigilessa, Silvia e Paola Zani, e Mirto Milani. Alle due figlie della vittima e al ragazzo che aveva intrecciato una relazione sentimentale con entrambe è stata riconosciuta anche l’aggravante della premeditazione.
La vittima, un’ex vigilessa era scomparsa da Temù nella mattinata dell’8 maggio 2021. Dopo tre mesi di ricerche il corpo era stato ritrovato, nella tarda mattinata dell’08 agosto, lungo la pista ciclabile di Temù quando passeggiando lungo le rive del fiume Oglio, un bambino aveva notato il corpo di una donna in stato di decomposizione, non riconoscibile in volto, parzialmente nascosto tra i rami e le foglie, verosimilmente accumulatesi a seguito dell’esondazione del fiume. La donna indossava solo una canottiera e degli slip, abbigliamento incompatibile con la ricostruzione fornita dalle due figlie. Gli orecchini in oro giallo e una cisti presente sul piede destro avevano portato a ritenere che il corpo fosse proprio quello di Laura Ziliani.
La definitiva conferma era giunta dalla comparazione del Dna, eseguita presso l’Istituto di Medicina Legale di Brescia. Durante l’autopsia, il medico legale non aveva rilevato segni di lesioni esterne. Inoltre il corpo non presentava tracce compatibili con una lunga permanenza in acqua: l’ipotesi investigativa si era quindi indirizzata sull’ipotesi che il cadavere fosse stato occultato in un ambiente le cui caratteristiche hanno rallentato il processo di trasformazione e decomposizione.
Gli accertamenti tossicologici eseguiti dall’istituto di medicina legale di Brescia avevano riscontrato la presenza di benzodiazepine nel corpo dell’ex vigilessa. “La svolta è arrivata dall’Istituto di medicina legale che ha ritrovato tracce biologiche di sostanze che farebbero escludere la morte naturale”, avevano spiegato gli inquirenti.
Le indagini degli esperti di Medicina legale avevano permesso di rinvenire la presenza di bromazepam, in tal senso “è possibile che al momento del decesso la donna si trovasse sotto l’influenza di tale composto, anche potenzialmente idonea a comprometterne le capacità di difesa rispetto ad insulti lesivi esterni”. Un flacone contenente la sostanza era stato sequestrato a casa di Mirto Milani, abitazione condivisa con le due figlie della vittima, e secondo l’accusa già a metà aprile durante una cena Laura Ziliani “era stata avvelenata” dai tre oggi arrestati “con una tisana”. Farmaco che Silvia Zani avrebbe potuto procurarsi nel suo lavoro e di cui conosceva gli effetti. Il 24 settembre le due figlie, allora di 26 e 19 anni, e Mirto Milani fidanzato della maggiore erano stati arrestati.