(Adnkronos) – Rappresentanti di Hamas, Jihad Islamica, Fatah e di un’altra decina di fazioni palestinesi si riuniranno da oggi al 2 marzo a Mosca per un incontro sotto l’egida russa, che – parola di Mikhail Bogdanov, vice ministro degli Esteri e inviato del presidente Vladimir Putin per il Medio Oriente e l’Africa – ha “l’obiettivo di aiutare le varie forze palestinesi a compattarsi dal punto di vista politico”.
Come fa notare il portale Arab News, ospitando queste fazioni – alcune delle quali sono considerate gruppi terroristici dall’Occidente – la Russia sta promuovendo una narrazione secondo cui è lei la vera protettrice della causa palestinese. Mosca, inoltre, invia un messaggio forte al mondo arabo-islamico e al Sud del mondo in generale. E ciò avviene in un momento in cui il ferreo sostegno di Washington a Israele ha eroso ulteriormente il soft power statunitense al di fuori dell’Occidente.
La Russia ha una storia di relazioni profonde con Hamas. Nel corso degli anni i rappresentanti del gruppo palestinese hanno effettuato varie visite a Mosca. Questo fatto ha rappresentato una fonte di tensione nei rapporti della Russia con Israele, anche se i due Paesi non sono mai arrivati a una rottura. Dal punto di vista del Cremlino, Hamas è un attore con cui la Russia deve confrontarsi, a maggior ragione se il suo obiettivo è conquistare una maggiore influenza in Medio Oriente e, in particolare, nel conflitto israelo-palestinese.
La Russia ha una storia di relazioni profonde con Hamas. Nel corso degli anni i rappresentanti del gruppo palestinese hanno effettuato varie visite a Mosca. Questo fatto ha rappresentato una fonte di tensione nei rapporti della Russia con Israele, anche se i due Paesi non sono mai arrivati a una rottura. Dal punto di vista del Cremlino, Hamas è un attore con cui la Russia deve confrontarsi, a maggior ragione se il suo obiettivo è conquistare una maggiore influenza in Medio Oriente e, in particolare, nel conflitto israelo-palestinese.
L’ultima visita pubblica di esponenti di Hamas a Mosca risale alla fine di ottobre dello scorso anno. In quella fase, il Cremlino era concentrato sul rilascio dei cittadini con doppia cittadinanza israelo-russa tenuti in ostaggio a Gaza. Quegli sforzi hanno portato a risultati positivi dato che a inizio novembre, Hamas ha mantenuto la parola e ha rilasciato tre ostaggi israelo-russi.
La capacità della Russia di sfruttare le sue relazioni con Hamas potrebbe risultare utile anche agli interessi di Mosca su un altro tavolo. Putin, infatti, giocando questa carta, potrebbe dissuadere Israele dalla tentazione di unirsi all’Occidente nell’imporre sanzioni alla Russia o di armare l’Ucraina a due anni dall’invasione. Ma la riunione di domani rappresenta anche un’occasione per la Russia in quanto serve a contrastare gli sforzi occidentali volti a mostrare Mosca isolata a livello internazionale.
Mosca cerca infine di dimostrare al resto del mondo che può ospitare un dialogo intra-palestinese senza necessariamente schierarsi dalla parte di alcuna fazione. Questo è importante per la posizione di Mosca nel mondo arabo, dove diversi Stati hanno opinioni diverse su Hamas. Se il Qatar, ad esempio, accetta la realtà di Hamas come attore nello spazio politico palestinese, mentre gli Emirati Arabi Uniti si oppongono con forza al gruppo in gran parte per la vicinanza ai Fratelli Musulmani. Dunque per ragioni ideologiche.