(Adnkronos) – “Se oggi in Italia la sanità pubblica e quella privata fossero due atleti, potremmo dire che li hanno messi a fare i 100 metri uno con le scarpette da ginnastica e l’altro con le chiodate d’ordinanza”. E in pista per vincere, o anche solo per partecipare gareggiando alla pari, le scarpe contano. Da grandissimo sportivo il chirurgo Marco Antonio Zappa, che in autunno curò Fedez per il sanguinamento di due ulcere, sintetizza così uno dei problemi del Servizio sanitario nazionale. Un mondo al quale ha dedicato “con convinzione, cuore e passione” oltre 40 anni di carriera ai piani più alti della chirurgia laparoscopica e bariatrica, ma che oggi lascia, “stanco e deluso da un sistema dove il merito non è valorizzato, anzi viene spesso ‘punito'”. L’ormai ex direttore dell’Uoc di Chirurgia generale dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano ha annunciato il suo addio con un’intervista all’Adnkronos Salute. Non dice basta al “lavoro più bello del mondo”, che continuerà a esercitare, ma a un Ssn che per frenare i ‘camici in fuga’ “deve per forza cambiare”. Zappa spiega come.
“Per prima cosa – dice – la sanità va data in mano ai professionisti. Sarebbe ora che a dirigere gli ospedali vengano messe persone che li hanno vissuti, che degli ospedali conoscono ogni meccanismo e che, forti di questo sapere, potrebbero risolverne i problemi. Se gli ospedali si fanno dirigere a un politico, un amministrativo o altro, può pure essere il laureato migliore del mondo, ma i problemi veri difficilmente li sa riconoscere e quindi non li risolve. Siamo pochi, è vero, ma chi ha una certa età potrebbe essere messo a governare un ospedale con le competenze acquisite sul campo”, propone Zappa. Un altro freno da sbloccare per far ripartire gli ingranaggi del Ssn, continua, è “la burocrazia imperante”. Per esempio “quella che quando operi un paziente ti costringe a fargli firmare 9 fogli”. O “quella per cui, nel settore pubblico, quando chiedi al tuo ospedale di acquistare un nuovo strumento parte un iter lunghissimo; tanto lungo che quando poi lo strumento arriva, ormai è diventato vecchio”.
In questo modo, incalza il chirurgo, “si mette il pubblico in condizioni inferiori al privato: uno con le sneakers, l’altro con le chiodate”. Così “non c’è gara – avverte – con il privato non si riesce a competere”. Per Zappa sono un orpello burocratico anche “i concorsi pubblici. Le persone – sostiene – andrebbero scelte per chiamata: il direttore generale dice ‘io voglio te’ e dopo 5 anni ne rispondono entrambi, il prescelto e chi lo ha portato. Il merito di un medico si valorizza meglio così, piuttosto che con il concorso pubblico che poi a volte chissà come va”.
Terzo punto, prosegue il chirurgo di Fedez, nella sanità pubblica italiana “è ora di ridare centralità ai primari. Oggi come oggi il ruolo del primario è svilito: se una volta era il ‘barone’, adesso non conta più niente. Il primario non può più agire secondo meritocrazia, perché rischia di essere attaccato con accuse infondate di mobbing o demansionamento. Non ha più la possibilità di gratificare nel proprio team chi più merita davvero, perché spesso c’è un disegno che si basa su altre logiche e lui è chiamato ad agire rispettandole. Invece la libertà dei primari è fondamentale”.
Così come “fondamentale è la chirurgia. Se si continua con i chirurghi messi nei pronto soccorso – ammonisce Zappa – nessuno farà più questo mestiere. Se un paziente arriva in pronto soccorso con un’urgenza di competenza chirurgica, dovrebbe funzionare che ad accettarlo trova il medico d’emergenza-urgenza il quale poi chiama il chirurgo. Per legge europea, infatti, se il chirurgo passa la notte in pronto soccorso non può venire né il giorno prima né il giorno dopo, quindi non può andare in sala operatoria. E se per le sale operatorie ho meno chirurghi, essendo i chirurghi già pochi e sempre di meno, ci sono sale operatorie che non aprono affatto. E’ un cane che si morde la coda” e il risultato di questo circolo vizioso è che “la chirurgia sta morendo e le specialità chirurgiche vanno deserte. Questa cosa va sistemata”.
Infine, “serve la rivalsa medico-legale. E’ corretto che il cittadino possa fare causa se lo ritiene – osserva il chirurgo – ma è anche altrettanto corretto che il professionista abbia diritto di rivalsa. Tu mi fai causa? Benissimo, se però vinco io mi ridai tutto. In questo modo, forse – conclude Zappa – la smetteremmo di intasare i tribunali con contenziosi che nel 90% dei casi si concludono con un’assoluzione dei medici”.