(Adnkronos) –
L’Egitto è in contatto con esponenti di Hamas e Israele, e con altri mediatori, nel tentativo di riprendere i negoziati per una tregua a Gaza durante il Ramadan, che inizia domani. Lo scrive Times of Israele, citando fonti di sicurezza israeliana. I contatti con il Mossad e con Hamas sono condotti su indicazione della presidenza egiziana nel tentativo di avvicinare le posizioni divergenti delle parti, precisano le fonti senza fornire ulteriori dettagli.
In mattinata Hossam Badran, dell’Ufficio politico di Hamas, aveva riferito alla Cnn che non ci sono “ancora date” per il ritorno di negoziatori di Hamas al Cairo per la ripresa dei colloqui verso un accordo su un cessate il fuoco e sul rilascio di ostaggi e prigionieri. “Non c’è nulla di nuovo”, ha affermato, accusando il premier israeliano Benjamin Netanyahu di rifiutarsi di rispondere alle richieste dei palestinesi. Badran è così tornato a insistere sulla “fine delle uccisioni, il ritiro, la fornitura di aiuti e il ritorno degli sfollati senza condizioni”. La delegazione di Hamas ha lasciato il Cairo il 7 marzo dopo giorni di colloqui senza svolte concrete nelle trattative.
Parla ormai di oltre 31.000 morti il bilancio che arriva dalla Striscia di Gaza. Il nuovo bollettino del ministero della Salute dell’enclave palestinese, che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas, riferisce di 31.045 morti, 85 dei quali in 24 ore. Le ultime notizie diffuse dal ministero di Gaza e riportate dalla tv satellitare al-Jazeera riferiscono anche di 72.654 feriti dal 7 ottobre, quando sono iniziate le operazioni militari israeliane contro Hamas dopo l’attacco in Israele.
Sono invece 249, secondo il bilancio ufficiale, i caduti tra le fila delle Idf nell’offensiva di terra nella Striscia di Gaza.
“L’Organizzazione mondiale della sanità e i partner hanno completato ieri una missione negli ospedali Al-Ahli Arab e Al-Sahaba nel nord di Gaza. Entrambi funzionano con capacità limitate e mancano cibo, carburante, personale specializzato, anestetici, antibiotici”. Lo scrive su X il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, confermando la consegna di “articoli di ortopedia” per “150 pazienti e 13.000 litri di carburante all’Al-Ahil Arab Hospital” più “12.000 litri all’ospedale Al-Sahaba”. “Abbiamo bisogno di un accesso sicuro e duraturo alle strutture sanitarie per poterle rifornire in modo regolare con l’assistenza sanitaria salvavita necessaria con urgenza”, conclude, ribadendo la richiesta di “cessate il fuoco”.
“A Gaza la fame è ovunque”, denuncia dal canto suo l’Unrwa in un post su X in cui parla di una “situazione tragica nel nord, dove vengono negati gli aiuti via terra nonostante i ripetuti appelli”. “Si avvicina il Ramadan. Il bilancio dei morti continua a salire – prosegue il messaggio – Sono un imperativo per salvare vite l’accesso umanitario nella Striscia di Gaza e un cessate il fuoco immediato”.
Gli Stati Uniti inviano una nave per il supporto logistico con “le prime attrezzature per realizzare un molo temporaneo per la consegna di forniture umanitarie vitali” alla Striscia di Gaza. Il Centcom ha confermato nelle ultime ore via X che “la nave dell’Esercito Usa ‘Generale Frank S. Besson'” è “partita dalla base Langley-Eustis in rotta verso il Mediterraneo orientale, meno di 36 ore dopo che il presidente Biden ha annunciato che gli Stati Uniti avrebbero fornito assistenza umanitaria a Gaza via mare”.
Decine di familiari di ostaggi partiranno oggi per New York insieme al ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, per partecipare alla riunione del Consiglio di Sicurezza in cui si discuterà del rapporto sui crimini sessuali commessi da Hamas durante gli attacchi del 7 ottobre. Lo rende noto, riporta Ynet, l’ufficio del primo ministro israeliano. I familiari degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas oltre a partecipare alla riunione del Consiglio avranno un incontro con Pramila Patten, inviata del segretario generale per contrastare le violenze sessuali durante i conflitti.