(Adnkronos) – “Quello della medicina difensiva è un problema complesso di cui si parla da anni, non solo sotto il profilo dei costi ovviamente ingenti (diretti e indiretti) per il nostro Ssn perché comporta il prolungamento delle degenze oppure la necessità di ricorrere ad esami non appropriati per la situazione diagnostica e terapeutica del paziente”. Lo ha detto Paola Frati, professore ordinario di Medicina Legale presso l’Università degli Studi di Roma e delegata della Società italiana di medicina legale per i rapporti istituzionali con le società scientifiche in occasione del convegno ‘La colpa medica, le linee guida e il ruolo delle società scientifiche’ promosso oggi a Roma dal Collegio Italiano dei Chirurghi (CIC) con il patrocinio dell’Università degli Studi Roma Tor Vergata.
“Combattere la medicina difensiva si può – spiega Frati – sotto un duplice profilo. Innanzitutto, su questo aspetto la legge 24/2017, la cosiddetta l’Gelli Bianco’, ma ancora di più i decreti attuativi di recente emanazione che completano la legge, esaltano e centrano il profilo e l’importanza del rischio clinico. Che cosa vuol dire? Innanzitutto, cercare di prevenire l’errore in maniera sinergica, dobbiamo lavorare all’interno delle strutture sanitarie, la componente della medicina legale deve collaborare con gli igienisti e le altre specialità, quindi individuare dei percorsi virtuosi che portano al non verificarsi dell’avvento avverso”.
Oltre “a trovare quali sono le cause che hanno determinato l’evento avverso – sottolinea Frati – è importante individuare i correttivi che necessariamente devono essere messi in pratica. L’importanza dell’audit, quindi, non per individuare il colpevole ma per capire perché è successo un evento avverso e cosa bisogna fare per far sì che quell’evento non si verifichi più. Quindi prima cosa, l’importanza del rischio clinico che è di tutti. Tutti i professionisti devono cooperare con le strutture di rischio clinico in maniera fattiva”.
E riguardo la gestione del contenzioso, per Frati “è un problema spinoso perché le Corti di giustizia italiane – fa notare – sono sommerse dalle richieste di risarcimento danni nel Civile, e nel Penale da iter giudiziari volti a individuare il profilo della colpevole o meno. Un processo di responsabilità sanitaria risente profondamente dell’operato dei consulenti e dei periti. Le sentenze raramente si discostano, quindi dobbiamo lavorare come medicina legale e collegio obbligatorio per la legge 24/2017 ma anche con le altre società per formare, preparare consulenti esperti”. Sul versante della responsabilità sanitaria “dobbiamo cercare di passare da una cultura del contenzioso a tutti i costi, a una cultura del dialogo” conclude.