(Adnkronos) – Caldo, mare e una birra ghiacciata. Difficile spodestare la bevanda che in estate dà il meglio di se nel rinfrescare un pasto o un aperitivo. “Se assunta con moderazione e in assenza di stati patologici, è una bevanda gustosa, energetica e perfino salutare, classicamente costituita da acqua, cereali, luppolo e lievito”. Esordisce così l’immunologo Mauro Minelli, docente di dietetica e nutrizione all’Università Lum, in occasione della Giornata internazionale della birra che si celebra oggi. “Occorre ribadire, però, che esistono dei quantitativi ottimali di consumo della birra che variano in base all’età e al sesso: i maschi riescono a smaltire prima e più facilmente l’etanolo, ragion per cui non valgono le stesse regole per entrambi i sessi – ricorda Minelli – L’alcol etilico non è mai un alleato della salute, la birra non va bevuta ogni giorno e in grandi quantità”.
Ma cos’è realmente la birra? “Le prime testimonianze nella storia della preparazione di una bevanda simile alla birra da parte dei Sumeri, abitanti nella fascia di terra fra il Tigri e l’Eufrate nell’Asia occidentale, sono datate all’incirca a 6.000 anni fa. Si pensa che la nascita della birra sia dovuta all’abitudine di conservare i cereali nell’acqua – ricorda l’immunologo – ambiente favorevole per avviare i processi di maltazione e poi di fermentazione. Il lievito, solitamente rappresentato da ceppi di Saccharomyces cerevisiae o Saccharomyces carlsbergensis, scinde il malto contenuto nei chicchi dei diversi cereali in alcol e anidride carbonica, processo alla base della fermentazione dal quale scaturisce una bevanda moderatamente alcolica che viene poi amaricata con il luppolo capace, con il suo retrogusto, di bilanciare la dolcezza del malto”.
“Quando non ha tempi di conservazione molto lunghi e quando non è pastorizzata, la birra mantiene importanti qualità nutrizionali. Contiene infatti molte proteine, amido, fibre e antiossidanti, oltre a numerose vitamine e sali minerali come magnesio, potassio, ferro, calcio, silicio. Tra le tante ricchezze della birra ci sono i flavonoidi dotati di documentate proprietà antiossidanti e antinfiammatorie”, osserva l’esperto.
“A tavola la birra fa coppia perfetta con i prodotti caseari, in quanto l’assorbimento dell’alcol viene favorevolmente modulato dai grassi e dalle proteine presenti nei formaggi il cui retrogusto, tuttavia, dovrebbe legarsi a quello della birra per evitare che il sapore del formaggio venga compromesso – suggerisce Minelli – L’acidità della birra, inoltre, è ideale per rendere tenera e più digeribile la carne. E’, pertanto, consigliabile utilizzare la birra al posto del vino o dell’aceto per marinare tagli di carne più magri che, in cottura, potrebbero diventare più duri”.
Sul piano salutistico “va anzitutto menzionata la capacità della birra di contrastare, grazie al suo contenuto in acido folico e altre vitamine del gruppo B, gli effetti negativi dell’omocisteina, una sostanza capace di danneggiare i vasi sanguigni, e anche quella di rallentare il declino del colesterolo ‘buono’, svolgendo – precisa – una funzione di prevenzione dei rischi cardiovascolari, a patto che la si consumi in quantitativi adeguati. In ragione del suo contenuto in acido nicotinico e lattoflavina, la birra è certamente alleata del sonno e svolge un’efficace azione diuretica. In più va sfatato il mito che la birra serva a produrre latte nelle mamme: ciò non solo non è supportato da riscontri scientifici, ma contrasta con il dato acquisito che l’alcol non fa mai bene alla gravidanza e, men che meno, all’allattamento”.
L’alcol etilico presente nella birra “sortisce effetti irritanti nei confronti dello stomaco e dell’intestino portando talvolta alla comparsa di diarrea con conseguenti squilibri idro-elettrolitici, per cui se ne sconsiglia il consumo da parte degli sportivi e nelle persone anziane. Infine la birra, va precisato, non fa ingrassare per via del suo apporto calorico che rimane tutto sommato piuttosto limitato, ma in ragione della presenza di alcol etilico che può spingere un’eccessiva produzione di insulina, a sua volta capace di indurre un progressivo incremento ponderale”, conclude.