(Adnkronos) – Cresce il livello di allerta per la febbre di Oropouche in Brasile e in Amazzonia. Si tratta di una malattia virale, trasmessa da insetti vettori, che sta spaventando l’America Latina e anche l’Organizzazione panamericana della sanità (Ops), che svolge la funzione di ufficio regionale per le Americhe dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). La malattia, causata dal virus Oropouche, ha come vettori principali un piccolo dittero ematofogo e la zanzara Culex quinquefasciatus, non presenti in Italia.
A metà luglio però nel nostro Paese, in Veneto, è stato identificato il primo caso europeo di febbre Oropouche, a diagnosticarla il Dipartimento di malattie infettive tropicali e Microbiologia dell’Irccs Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. La paziente aveva una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica.
Ora uno studio internazionale a cui hanno partecipato anche Marta Giovannetti e Massimo Ciccozzi dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, ha indagato il virus Oropouche (Orov). “Mostriamo come il virus sia evoluto attraverso la ricombinazione genomica e come si sia rapidamente diffuso in diversi stati del Brasile, causando il più grande focolaio mai registrato al di fuori del bacino dell’Amazzonia, inclusi i primi decessi mai rilevati – sottolinea lo studio -. Questo lavoro sottolinea la necessità di una maggiore sorveglianza epidemiologica e genomica e l’implementazione di risposte adeguate per evitare che l’Oropouche diventi un’altra minaccia per la salute pubblica, diffusa dagli arbovirus”.
Il virus Oropouche (Orov), inizialmente rilevato a Trinidad e Tobago nel 1955, è stato storicamente confinato nel bacino dell’Amazzonia. Tuttavia, dalla fine del 2022, l’Orov è stato segnalato nel nord del Brasile così come nei centri urbani di Bolivia, Colombia, Cuba e Perù.
“In collaborazione con i laboratori di salute pubblica centrali in diverse regioni del Brasile, abbiamo integrato metadati epidemiologici con analisi genomiche di casi campionati di recente – proseguono i ricercatori – Questa iniziativa ha portato alla generazione di 133 sequenze di genoma completo dai tre segmenti genomici (L, M e S) del virus, incluse le prime sequenze ottenute da regioni al di fuori dell’Amazzonia e dai primi casi fatali mai registrati”.
“Tutti i genomi del 2024 formano un gruppo monofiletico nell’albero filogenetico con sequenze del bacino dell’Amazzonia campionate dal 2022. Le nostre analisi hanno rivelato un rapido movimento del virus da nord a sud dal bacino dell’Amazzonia verso regioni storicamente non endemiche. Abbiamo – continua lo studio prepubblicato sulla piattaforma ‘MedRxiv’ – identificato 21 eventi di ricombinazione, sebbene non sia ancora chiaro se l’evoluzione genomica del virus abbia permesso al virus di adattarsi alle condizioni ecologiche locali e di evolvere nuovi fenotipi di importanza per la salute pubblica”.
“Sia la recente rapida espansione spaziale che i primi decessi segnalati associati all’Oropouche sottolineano l’importanza di migliorare la sorveglianza a livello nazionale e continentale. Senza cambiamenti evidenti nella popolazione umana negli ultimi 2 anni, è possibile che l’adattamento virale, la deforestazione e i recenti cambiamenti climatici, da soli o in combinazione, abbiano spinto il virus Oropouche oltre il bacino dell’Amazzonia”, conclude la ricerca.