MANTOVA – Nemmeno 48 ore dopo la sconfitta a Piacenza contro la Juve Stabia, nella conferenza stampa di mister Davide Possanzini è già tempo di pensare a Mantova-Salernitana, in programma domenica sera al “Martelli”. Ecco che cosa ha detto il tecnico biancorosso.
Sul trittico di partite ravvicinate che si chiude con la Salernitana: “so cosa aspettarmi, però poi le partite si svolgono sempre in maniera differente rispetto a come ce le immaginiamo. La Salernitana sicuramente è una squadra che gioca a calcio, ha dei dati di possesso molto alti, di supremazia territoriale, ha giocatori di ottima qualità. Sarà una partita credo diversa dalle altre, però ci sarà comunque da pedalare, da soffrire”.
Su eventuali avvicendamenti nell’undici iniziale: “dubbi ne ho sempre, però non sono passate neanche 48 ore dalla partita, quindi devo vedere le condizioni dei ragazzi e quello che succede in allenamento. Ovvio che l’idea di chi far giocare ce l’ho, però poi come dico tutte le volte devo guardare le caratteristiche della partita e le condizioni di forma attuali. Quindi sono tutte cose che tengo in considerazione e che fino alla fine cerco di capire bene”.
Che tipo di test è quello contro la Salernitana: “di sicuro è un test molto importante, difficile per il blasone della squadra e per il fatto che negli ultimi anni ha giocato in Serie A. Però mi sembra di poter dire che abbiamo fatto tre partite di Serie B vera, se guardi l’andamento della partita, se guardi i dati che vengono fuori dalla partita, abbiamo affrontato tre squadre che stanno bene adesso come adesso, anche guardando la classifica, gli indici di pericolosità e dello stato di forma. Abbiamo avuto partite molto toste perché nonostante fossero squadre che non volevano tenere il palleggio, comunque ti costringevano a fare una partita sporca, volevano fare la partita da protagonisti magari senza farla, costringendoti a fare errori”.
Su cosa ha detto ai giocatori dopo Piacenza: “una considerazione che voglio fare, ed è anche quello che sto cercando di dire ai ragazzi, è di non pensare più all’anno scorso. L’anno scorso è andato, è passato, ora siamo in un campionato diverso, con caratteristiche diverse. Quindi è normale che tutti vorremmo che si proponesse di nuovo la situazione dell’anno scorso, però questo nella vita non è possibile ed è così anche lo sport. Quest’anno è difficile, e poi ci sono anche tante altre variabili. L’idea è quella di portare avanti il nostro gioco, il nostro percorso, comunque tenere presente tutti i giocatori in rosa. In questo momento, pensare a ciò che l’anno scorso ci ha fatto vincere… sì, alcune cose possono servire, altre no. Dobbiamo pensare al presente e alle difficoltà che ci mette davanti questo campionato”.
I pochi falli commessi dal Mantova (e i molti subiti): “è un discorso talmente difficile, perché mi parlate di una squadra che si deve salvare, sì, però io credo che giocare a calcio sia giocare a calcio. Non penso che ci si debba salvare soltanto picchiando gli altri o interrompendo il gioco o difendendo. Noi siamo nati diversamente, abbiamo giocatori che non hanno nelle proprie caratteristiche quelle di ostruire il gioco o non far giocare gli altri. Questa è una squadra strutturata per far giocare, non perché siamo più bravi, ma per una questione di caratteristiche. Sicuramente la nostra idea di gioco non ci porta a commettere tanti falli, perché spesso il pallone ce l’abbiamo noi, perché nonostante tutto anche se a Piacenza non è stata la nostra partita migliore abbiamo avuto il 65% di possesso palla, che poi può non servire a niente, però racconta del fatto che a volte gli altri devono ricorrere al fallo. La cosa preoccupante secondo me è il numero degli ammoniti rispetto ai falli subiti. Tutto il resto è figlio di una mentalità e di un modello di gioco”.
Come si stanno integrando i nuovi giocatori: “li vedo bene, è normale che c’è un processo quando qualcuno arriva perché deve capire le cose, deve conoscere innanzitutto la piazza, la storia, i compagni di squadra, il modo di lavorare perché comunque ogni giocatore quando cambia società cambia modo di lavorare. Preparazione diversa, dettami, stati di forma. I ragazzi si stanno secondo me impegnando tantissimo, come quelli che sono rimasti, però non vorrei mai fare una distinzione tra chi c’era e chi c’è adesso. Vorrei che si parlasse di Mantova e che quelli arrivati siano inclusi come se fossero qua da molto tempo. Difficoltà ne abbiamo avute tutti, anche i giocatori che sono qua dall’anno scorso. Sono processi naturali. Secondo me abbiamo impattato bene la categoria, ovvio che abbiamo fatto degli errori, abbiamo perso una partita. Però abbiamo perso una partita, non è successo chissà cosa. Non sarà neanche l’unica che subiremo quest’anno, quindi bisogna soltanto trovare l’equilibrio, cercare di capire anzitutto cosa fare in campo per far sì che questo succeda sempre meno. E’ del tutto naturale, anzi certe sconfitte ti fanno aprire gli occhi per capire dove si sbaglia”.
Sull’ambientamento in Serie B: “sicuramente c’è più studio rispetto alla Lega Pro, non perché gli allenatori siano più bravi ma perché ci sono più dati da studiare, immagini di ogni tipo, quindi studiare gli avversari è anche più facile. Poi anche perché la qualità dei giocatori è più elevata, e comunque c’è anche una condizione mentale tua in cui magari non ti riconosci ancora nel campionato perché ci sono tanti debuttanti. Secondo me la cosa principale da fare al di là di chi incontriamo è quello di trovare il giusto equilibrio tra autostima e umiltà. L’ho detto anche ai ragazzi”.