MILANO – L’affermazione fatta da Alberto Zangrillo, direttore della terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano, riguardo alla scomparsa del Covid, hanno sollevato non poche polemiche da parte di altri scienziati e virologi italiani che, evidentemente, non sono d’accordo con il professore. Tra questi c’è anche Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma, lo stesso che attacco, nella trasmissione “Porta a Porta” di Vespa, il dottor Giuseppe De Donno e la plasmaterapia.
“Il virus è morto? Allora facciamogli il funerale, è la cosa migliore. Forse lavorando nel privato, Zangrillo non ha visto la faccia più cattiva del virus – dichiara Ippolito in un intervista su “La Stampa” -. Al momento, le 30mila sequenze virali depositate nella banca internazionale dicono che da dicembre ad oggi ha subito pochissime e insignificanti mutazioni». Ippolito non ha dubbi, se oggi abbiamo meno contagi e intubati “Le misure che abbiamo adottato si sono rivelate efficaci, ma se non rispetteremo più le regole ci esporremo di nuovo al rischio di una ripresa dell’epidemi”. Possibilista, invece, lo è il virologo Fabrizio Pregliasco, dell’Università di Milano. “Abbiamo sicuramente meno ricoveri e quasi più nessuna di quelle gravi polmoniti interstiziali, ma quanto questo possa dipendere dalle mutazioni del virus rilevate dall’Università di Brescia oltre che da quella di Padova è presto per dirlo. Però abbiamo imparato ad utilizzare farmaci che hanno ridotto la frequenza di quelle terribili infiammazioni scatenate dal Covid e che rispetto a prima facciamo più tamponi, che ci permettono di scovare i casi meno gravi che prima rimanevano nascosti”.