(Adnkronos) – Crescono i casi di Dengue in Italia e i timori per contagi autoctoni come quelli che nelle Marche, a Fano, hanno già superato quota 100. Ma chi dovrebbe sottoporsi al test per la diagnosi dell’infezione? L’Istituto superiore di sanità lo raccomanda “se si è rientrati da un viaggio in un Paese in cui il virus è endemico e si hanno sintomi compatibili con l’infezione; se si è in un’area in cui c’è stato un caso confermato del virus e si hanno sintomi compatibili con l’infezione”, nonché “se si viene individuati come contatto stretto di un caso confermato nel corso delle indagini epidemiologiche, anche in assenza di sintomi”. Lo riporta l’Iss in un aggiornamento della Faq sulla malattia veicolata dalle zanzare.
“La conferma o smentita di una infezione da virus Dengue – precisa l’Iss – avviene solo tramite esami di laboratorio specifici (isolamento/molecolare/antigenico/sierologico con evidenza di siero conversione o neutralizzazione) ed è importante per due motivi”.
Innanzitutto “per monitorare clinicamente la persona che ha contratto l’infezione e per identificare precocemente segnali di un peggioramento clinico tipico delle forme più gravi di Dengue”. In secondo luogo, “anche nei casi asintomatici o con pochi sintomi – si legge nella Faq – la conferma di una infezione è importante per adottare consapevolmente comportamenti che diminuiscano significativamente rischio di esposizione alle zanzare. Infatti una persona con presenza di virus Dengue nel sangue (viremica), se punta da una zanzara tigre può infettarla e questa, a sua volta, pungendo un’altra persona può avviare o amplificare la trasmissione dell’infezione nel nostro Paese”.