Intitolati i Giardini Vittime della strage di Ustica: “doveroso perpetuare la memoria”

MANTOVA – I Giardini Vittime della Strage di Ustica sorgono da oggi all’angolo tra i viali Alfieri e Galilei, in Valletta Paiolo. Un luogo tranquillo, in qualche modo riparato rispetto al traffico cittadino che pure scorre nelle vicinanze. Non è un posto qualsiasi: in un viale qui vicino, a pochi passi, abitavano Tiziana e Daniela Marfisi, rispettivamente di 5 e 10 anni di età la sera del 27 giugno del 1980, quando le loro vite sono state tragicamente spezzate insieme a quelle di altre 79 persone.

Tiziana e Daniela sono due delle cinque vittime mantovane della strage di Ustica, sette se ci aggiungiamo i nonni materni, Paolo Licata e Marianna Siracusa, siciliani di origini e di residenza, ma a quei tempi mantovani d’adozione per poter stare vicini alla famiglia e alle nipotine, come in quell’ultimo volo da Bologna a Palermo, conclusosi anzitempo sulle acque del mare Tirreno. “Manca ancora un pezzo” ripete Daria Bonfietti, sorella di Alberto, un’altra delle vittime mantovane del DC-9 dell’Itavia e fondatrice dell’Associazione Parenti Vittime Strage di Ustica. Alberto che quella sera andava in Sicilia per ricongiungersi con la moglie e con la figlia. che si trovavano laggiù in vacanza. Manca un pezzo perché, spiega Bonfietti, “si sa cos’è successo ma non si sa chi sia stato materialmente ad abbattere l’aereo”.

E’ una ferita che non si rimargina da oltre 44 anni, perché non può rimarginarsi. Nemmeno forse quando ci sarà finalmente anche l’ultimo pezzo di verità, l’unico che continua a mancare. “Dopo tutto questo tempo ce lo devono. Lo Stato ce lo deve”, dice Bonfietti al microfono. Dietro di lei le autorità civili e militari. Di fronte a lei i vecchi compagni di scuola e i vecchi amici di suo fratello, Alberto, diventati negli anni una grande famiglia. Tra il pubblico c’è anche la sorella di Lorenzo Ongari, commossa. E non si può dimenticare il nome di Rita Guzzo, la quinta (o settima, come si preferisce) vittima mantovana di quella strage di innocenti di cui per tanto tempo sono state insabbiate cause e ragioni, di quell’aereo di linea ritrovatosi suo malgrado in uno scenario di guerra in tempo di pace.

“Un riconoscimento da parte della città di Mantova, che non è la prima e spero non sarà l’ultima città a prendere questa iniziativa, rispetto a questa vicenda penso sia doveroso. E’ stato voluto e portato avanti da cari amici di mio fratello, così come dal sindaco Mattia Palazzi e dal vicesindaco Giovanni Buvoli che hanno voluto onorare la memoria di queste persone – afferma Daria Bonfietti – Negli anni Novanta gli amici di mio fratello avevano fatto altri tipi di interventi come un Comitato per Ustica e iniziative artistiche, tutte cose per aiutare l’associazione ad andare avanti nella ricerca della verità. Oggi che una parte importante dell’inchiesta è conclusa, è importante fare memoria, così come la stiamo facendo a Bologna con il museo che ospita il relitto dell’aereo. Circa i fatti, si sa cos’è successo ma non si sa chi è stato. Mi piace dire che la verità sulle cause dell’evento sono già state scritte in una sentenza ordinanza del giudice Priore nel 1999. Il Dc-9 è stato abbattuto all’interno di un episodio di guerra aerea, questa è la verità. Chi c’era in cielo? C’erano aerei americani, francesi, inglesi, belgi e alcuni con la targa spenta, probabilmente libici. Questo è il contesto. Lo dice un giudice della Repubblica, non io. Ancora però non si sa chi ha abbattuto il Dc-9 dell’Itavia. Quest’anno per l’appunto il nostro slogan era “manca un pezzo di verità“: mancano gli autori materiali, ma mancano solo quelli. Altro non manca”.

A lei e a Giovanni Buvoli l’onore di scoprire la targa dedicata alle vittime della Strage di Ustica, prima che l’attrice Fiorenza Menni legga alcuni passaggi della sentenza: “abbiamo risposto – dice il vicesindaco – a una richiesta fatta dall’associazione dei parenti delle vittime che crediamo assolutamente doverosa e necessaria perché dobbiamo ricordare una pagina buia della nostra storia, una pagina che non si è ancora chiusa, che ha visto 81 passeggeri del volo perdere la vita. Tra questi passeggeri c’erano anche dei mantovani, tra cui due piccole creature di 5 e 10 anni. Serviva un segnale per ricordare questo episodio tragico e abbiamo accolto molto volentieri la richiesta di dedicargli un luogo della nostra città”.