A Mantova il disagio giovanile si intercetta a scuola

MANTOVA – La prevenzione e la cura del disagio giovanile al centro del convegno “Piano biennale a favore dei minori di Ats della Val Padana: azioni e prospettive” che si è tenuto oggi nella sede della Coop “La Speranza”.
Quattro i progetti presentati due, sul mantovano, che hanno lo scopo di intercettare i disagi in modo precoce e tramite una rete andare a risolverli.
“Ats sta lavorando insieme alle Prefetture e agli Istituti scolastici che sono i tre nuclei dove i giovani devono trovare una rete di sostegno e di assistenza – spiega Ida Ramponi, direttore generale Ats Valpadana – la repressione serve quando ci sono reati, ma tutte le volte che succede sono un fallimento della nostra società. Quindi prevenzione, educazione, formazione, divulgazione rete tra le istituzioni e io credo una forte presenza, che è quello che manca. Le famiglie devono capire che non sono sole e che nelle istituzioni possono trovare un sostegno”.
Nel 2023, Ats Val Padana su mandato regionale, ha approvato il “Piano di azione Territoriale a favore dei minori” sottoscrivendo Protocolli con le Prefetture e gli Uffici Scolastici Territoriali di Mantova e Cremona; attraverso un’analisi di contesto per rilevare bisogni emergenti nella fascia d’età 10-18 anni e per mappare le attività già in essere nei territori, sono stati individuati strumenti operativi finalizzati ad interventi integrati rivolti a preadolescenti e adolescenti che manifestano disagio psicosociale, sia attraverso comportamenti disadattivi, ma anche attraverso forme di ritiro sociale.
” Oggi è un momento di formazione e scambio di buone pratiche tra operatori sanitari e assistenti sociali – dice Andrea Caprini, assessore ai servizi sociali del Comune di Mantova – poi credo che sia importante portare queste esperienze sul territorio con dei momenti pubblici di incontro e confronto con la cittadinanza sul tema. La repressione non può essere l’unico sistema per gestire il malessere e il disagio delle nuove generazioni che ha numeri in aumento e che affonda però le sue radici sulle dinamiche familiari e oggi ci concentriamo proprio su questi rapporti: genitori, famiglie e quindi i figli”.
Sono quattro le progettualità attive nel Piano che verranno presentate al convegno. I due progetti mantovani sono “Generazioni a confronto. Un’interfaccia tra i bisogni inespressi e le risorse del territorio” del Consorzio Progetto Solidarietà di Mantova.

” Ad oggi come distretto di Mantova abbiamo in carico circa 580 famiglie, per un totale di 850 minori – spiega – Barbara Dal Dosso, direttore Consorzio Progetto Solidarietà e responsabile servizio tutela minori distretto di Mantova – per questo abbiamo ritenuto che sia fondamentale lavorare in sinergia con le scuole dove i ragazzi passano la maggior parte del loro tempo”.
Da qui la candidatura del progetto “Generazioni a confronto” e che vede coinvolti gli istituti scolastici del distretto di Mantova.
“Nel nostro progetto ci sono due azioni principali – prosegue Dal Dosso – la formazione e informazione rivolta agli insegnanti e dirigenti con attivazione di laboratori e la seconda è la possibilità di attivare un’equipe multidisciplinare che a fronte una richiesta da parte delle scuole che hanno notato situazioni di disagio o malessere, possono richiedere una valutazione da parte dell’equipe che si reca a scuola, valuta la situazione e se la famiglia dà il consenso di adesione viene strutturato un progetto ad hoc sia sul ragazzo che sulla famiglia. L’intento è quello di iniziare a lavorare sulla prevenzione del disagio”.

Altro progetto nel mantovano è “New Street: strade nuove verso il futuro!” di Archè Cooperativa Sociale ONLUS di Castel Goffredo
“Il nostro progetto ha due obiettivi – spiega Jessica Vanni, coordinatrice equipe adolescenti e pre adolescenti della coop Archè – il primo è quello di costituire una comunità educante territoriale dove le istituzione e le associazioni del Terzo Settore riattivino le politiche giovanili ascoltando i giovani e loro bisogni. Il secondo obiettivo è quello di rendere i giovani protagonisti per evitare l’isolamento. Ecco allora che abbiamo organizzato lavoratori con gruppi educativi che permettano di raggiugere un benessere a 360°. Nei gruppi ci sarà sempre un esperto e un educatore. L’esperto avrà il compito di seguire i giovani dal punto di vista pratico a seconda del laboratorio in ambito musicale o artistico, l’educatore, invece, favorirà la socializzazione tra i ragazzi”. Il progetto si divide in due fasce di età: 11-14 anni e 14-18 anni e estenderà ai 12 comuni del piano di zona di Asola, comprendo, in pratica, tutto l’Alto Mantovano.