Meno importanza al calcio, più concentrazione da parte di tutti per abbassare la curva dei contagi tornata a preoccupare negli ultimi giorni. Il Ministro della Salute Roberto Speranza, intervistato da Lucia Annunziata a “Mezz’ora in più” su Rai3, ricorda che “la battaglia con il coronavirus non è ancora conclusa” e invita il Paese a “restare unito” così come fatto nei momenti più difficili dello scorso marzo. Vietato abbassare la guardia, per questo motivo il governo riflette sull’obbligo della mascherina all’aperto su tutto il territorio nazionale. Prima, però “il passaggio in Parlamento” per sottolineare l’importanza della democrazia. Pur riconoscendo il dovere di un controllo più presente da parte dello Stato per evitare assembramenti o comportamenti scorretti, Speranza crede che “la sfida di fondo dev’essere quella della persuasione e della consapevolezza perchè non possiamo assegnare un poliziotto per ogni persona”. Obiettivo principale è il mantenere aperte le scuole il più possibile. Dopo quasi un mese dalla ripartenza “i numeri dei contagi sono ancora sostenibili” con circa un migliaio di istituti coinvolti in casi di contagio.
Servirà “l’aiuto di tutti”, magari evitando di disperdere energie in questioni che per Speranza sono secondarie. Il riferimento è al caos legato a Juventus-Napoli, in bilico per due positivi tra le fila dei partenopei. “Si parla troppo di calcio e poco di scuola, lo dico con rispetto anche nei confronti di un pezzo di economia del Paese: so che intorno al calcio ci sono interessi e tante persone che vanno rispettate. Le cose importanti in questo momento però sono altre – sottolinea – Io sono contrario a riaprire gli stadi, sarebbe un rischio vero e un errore grave”.
(ITALPRESS).
Servirà “l’aiuto di tutti”, magari evitando di disperdere energie in questioni che per Speranza sono secondarie. Il riferimento è al caos legato a Juventus-Napoli, in bilico per due positivi tra le fila dei partenopei. “Si parla troppo di calcio e poco di scuola, lo dico con rispetto anche nei confronti di un pezzo di economia del Paese: so che intorno al calcio ci sono interessi e tante persone che vanno rispettate. Le cose importanti in questo momento però sono altre – sottolinea – Io sono contrario a riaprire gli stadi, sarebbe un rischio vero e un errore grave”.
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