‘Ndrangheta, il super boss Nicolino Grande Aracri si è pentito. La sua cosca si era insediata anche nel mantovano

'Ndrangheta, il super boss Nicolino Grande Aracri si è pentito. La sua cosca si era insediata anche nel mantovano

Lo stanno già ribattezzando il “Buscetta” della ‘Ndrangheta. Perché la notizia di Nicolino Grande Aracri pentito, rivelata dal Quotidiano del Sud, è di quelle che rimbalzano veloci lungo tutto lo Stivale. Qualche giornale, oggi rilanciando la notizia, ha scritto che tremano i colletti bianchi del nord Italia. Si perché è proprio nel nord del Paese che Grande Aracri, 62 anni, massima autorità della ‘ndrangheta crotonese, aveva contributo in maniera determinante a radicare la malavita organizzata, in particolare in Emilia Romagna, con un intreccio strettissimo tra mafia, imprese e politica, come hanno dimostrato le inchieste Aemilia e Pesci nel 2015.
Proprio nell’ambito di quest’ultima i carabinieri del Nucleo investigativo di Mantova avevano proceduto all’arresto del boss della ‘ndrangheta, insieme al muratore di Borgo Virgilio Antonio Rocca.
I due erano stati ritenuti responsabili di  aver promosso, costituito, e diretto un sodalizio criminale armato, di stampo ‘ndranghetistico localmente operante, strutturato come propaggine autonoma del clan Grande Aracri di Cutro da cui deriva per gemmazione, finalizzato alla commissione di delitti sia contro la pubblica amministrazione, che contro il patrimonio e la persona per assumere il controllo dei più remunerativi settori economici del territorio, nonché il predominio delle istituzioni e delle comunità mantovane e cremonesi” Già condannato a diversi ergastoli, ritenuto responsabile di più omicidi, Grande Aracri, “mano di gomma”, era in carcere ad Opera per il 41 bis quando avrebbe deciso di iniziare a collaborare con la giustizia e, proprio per questo, da lì sarebbe poi stato trasferito. Starebbe collaborando già da un mese e su quanto stia raccontando, come ovvio, gli inquirenti mantengono il massimo riserbo.
Arrestato per la prima volta a metà anni ’90, il boss è considerato uno che ha sempre cercato di avvicinare “i cristiani buoni”, come da lui dichiarato durante un’intercettazione, e quindi funzionari, professionisti, imprenditori e, così come sostengono gli inquirenti, anche rappresentanti della massoneria.
Insomma dichiarazioni le sue che potrebbero far tremare un mondo molto vasto e vario, che va ben al di là di quello delle cosche.