L’eredità dei Longobardi in Italia

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Nel 591, un personaggio di rilievo emerge dalla città di Torino: Agilulfo, duca di Torino e dei Turingi (popolazione alleata dei Longobardi dopo la caduta del loro regno per mano dei Franchi nel 531), viene eletto re dei Longobardi. Sotto il suo regno, le famiglie turinge assunsero una posizione di rilievo nel Ducato di Torino, condividendo il governo della pianura piemontese con i Ducati di Asti, Ivrea e San Giulio d’Orta.

Agilulfo ottenne l’investitura ufficiale a Milano che, insieme alla residenza di Monza, diventò la nuova capitale di Agilulfo e della sua consorte, Teodolinda, sostituendosi a Pavia.

Archeologia dei Longobardi a Torino e dintorni

La presenza dei Longobardi a Torino tra il VI e l’VIII secondo sono ancora visibili in vari punti della città e zone limitrofe: troviamo una sepoltura longobarda in via Nizza, una a Moncalieri e una a Collegno.

Anche nei dintorni a Torino possiamo trovare non solo segni archeologici di insediamenti longobardi come la necropoli di Belmonte, ma anche segni toponomastici in località come Superga e Valperga, che presentano origini germaniche, oppure Lombardore, precedentemente “Castrum Longobardorum” che trae origine da un insediamento longobardo attorno al X secolo.

Sant’Albano Stura, una sorpresa inaspettata

Durante i lavori per l’autostrada Asti-Cuneo nel 2009 è stata fatta una scoperta straordinaria a Sant’Albano Stura (CN): una necropoli longobarda utilizzata dal 600 DC fino agli inizi dell’VIII secolo, con 842 tombe che costituiscono un unicum in Italia per estensione e quantità di deposizioni.

Purtroppo il sito versava in pessime condizioni di conservazione, privo di strutture murarie e composto solo da materiale terroso e litoide, ed è stato necessario ricoprirlo per permettere la continuazione del tratto autostradale.

Nonostante sia stato a cielo aperto per un periodo limitato, il sito di Sant’Albano Stura rimane una delle più importanti necropoli longobarde italiane e europee.

Il delicato confine alpino

Alla base dell’arco alpino occidentale si trovava il delicato confine tra le dominazioni franca e longobarda. Importanti punti di frontiera erano situati nei fondivalle di Aosta e di Susa, con siti fortificati come Bard e Chiusa, che caddero sotto il controllo franco dopo la vittoria dei Merovingi sui Longobardi nel 575.

I Longobardi in Lombardia

La Lombardia era il vero cuore pulsante del Regno Longobardo e questo è attestato dagli innumerevoli reperti archeologici che possiamo vedere.

Scavi archeologici hanno riportato in vita un insediamento a Mantova, con tracce di abitazioni e due aree cimiteriali, presso il Seminario Diocesano e in via Rubens.

A Varese, invece, troviamo il castrum di Castelseprio, che insieme al convento di Torba e la chiesa di S. Maria Foris Portas, fu trasformato dai Longobardi in uno snodo commerciale e luogo di preghiera.

Liguria e Costa Azzurra

Rimasta sotto il dominio Bizantino fino al 641, anche la Liguria cadde sotto il regno dei longobardi, conquistata dal re Rotari, che istituì il ducato di Liguria con Genova come capitale.

Qua la presenza dei Longobardi è attestata, tra le altre cose, dall’antica cappella di San Michele a Lavagna (Genova) e da borghi come Terzorio (Imperia).

Anche parte della Costa Azzurra, con città come Nizza e Mentone, passò sotto il dominio Longobardo.

Declino ed eredità dei Longobardi

Nonostante la potenza longobarda si fosse estesa su gran parte della penisola, usurpando la supremazia bizantina, il loro regno crollò nel 774, sconfitto dai Franchi di Carlo Magno. Ma la presenza Longobarda non scomparse mai del tutto dal Paese, come testimoniano le tracce storiche e archeologiche disseminate nel nostro territorio.

Ripercorrendo le orme longobarde possiamo delineare una vasta rete sul nostro territorio, così come possiamo trovare il nostro gruppo editoriale in ognuno di questi siti archeologici: a Torino con “TorinOggi“, a Genova con “La Voce di Genova“, a Varese con “VareseNoi“, a Mantova con “MantovaUno“, in Valle d’Aosta con “AostaCronaca” e in Costa Azzurra con “MonteCarloNews“.