L’area del lavello rappresenta il cuore operativo della cucina, un centro nevralgico sottoposto a un utilizzo costante. Proprio per questa sua centralità, tende a trasformarsi rapidamente in un punto di accumulo disordinato: spugne umide, flaconi di detergente, strofinacci e stoviglie in attesa di asciugatura creano un ingombro che ostacola le operazioni e compromette l’igiene. La sfida consiste nell’organizzare questo spazio in modo logico, integrando gli strumenti necessari, che si tratti di un capiente scolapiatti in plastica o di una struttura minimale in acciaio. L’obiettivo è superare il semplice concetto di “asciugatura” per progettare una vera e propria “stazione” di lavoro, dove ogni elemento ha una collocazione definita e funzionale.
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Il fulcro: la scelta dello scolapiatti
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Il protagonista indiscusso di questa stazione è lo scolapiatti. La selezione del modello giusto dipende da due fattori cruciali: il volume di stoviglie lavate quotidianamente e lo spazio disponibile sul piano di lavoro. Le soluzioni in acciaio inox offrono grande robustezza, un’estetica moderna e un’eccellente igiene, resistendo alla ruggine e al calcare. D’altro canto, i modelli in plastica o silicone, spesso più leggeri e modulari, possono offrire scomparti specifici per diverse tipologie di stoviglie e sono talvolta più delicati sui bordi di bicchieri e piatti. Per chi dispone di spazio limitato, esistono soluzioni ingegnose come gli scolapiatti da posizionare direttamente all’interno della seconda vasca del lavello o i modelli “a ponte”, che si sviluppano verticalmente sopra il rubinetto, liberando completamente il piano di lavoro.
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La gestione dell’acqua: tappetini e vassoi
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Uno scolapiatti non può funzionare efficacemente senza un sistema di gestione dell’acqua di scolo. Lasciare che l’acqua si accumuli direttamente sul piano di lavoro, specialmente se in laminato o legno, porta inevitabilmente a ristagni, formazione di calcare e potenziale deterioramento del materiale. Molti scolapiatti sono dotati di un vassoio di raccolta integrato, spesso provvisto di un beccuccio direzionabile per convogliare l’acqua direttamente nel lavello. In alternativa, o in aggiunta, i tappetini assorbenti in microfibra rappresentano una soluzione flessibile: forniscono una base morbida per gli oggetti delicati, come i calici, e assorbono grandi quantità d’acqua. Un’opzione ancora più igienica è il tappetino in silicone, dotato di scanalature che favoriscono il flusso d’aria e impediscono la proliferazione batterica, oltre a essere facilmente lavabile.
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Organizzare accessori e strumenti
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Una stazione di asciugatura efficiente non si limita alle stoviglie. Il disordine è spesso causato dagli strumenti di lavaggio: spugne, spazzole e panni devono avere un alloggiamento dedicato che permetta loro di asciugare correttamente, lontano dal contatto con i piatti puliti. È fondamentale prevedere un contenitore o un “caddy” da lavello, possibilmente con fondo forato, dove riporre verticalmente questi utensili. Anche il detergente per i piatti contribuisce all’ordine: sostituire il flacone commerciale con un dispenser ricaricabile, magari coordinato con un porta sapone per le mani, eleva l’estetica e riduce l’ingombro visivo. Questi elementi devono essere raggruppati, separando fisicamente l’area “umida” del lavaggio da quella “pulita” dell’asciugatura.
2. Un angolo di efficienza
Appare chiaro che trasformare il caos del lavello in un angolo di efficienza non richiede interventi complessi, ma un approccio sistemico. Si tratta di creare un ecosistema in cui lo scolapiatti, il sistema di raccolta dell’acqua e gli organizzatori per gli strumenti di pulizia lavorano in sinergia. Definendo zone specifiche per il lavaggio, l’asciugatura delle stoviglie e lo stoccaggio degli utensili umidi, si ottiene un risultato che va oltre la semplice estetica. Si conquista una migliore ergonomia nei movimenti, si migliora l’igiene generale della cucina e si velocizzano le operazioni quotidiane, rendendo l’area del lavello non più un problema, ma una risorsa ottimizzata.















