Scaramanzia biancorossa: quanto sono superstiziosi i tifosi del Mantova prima del fischio

In Italia il 79% dei tifosi dice di avere rituali portafortuna, e quasi uno su due ha smesso di guardare almeno una partita per paura di “portare sfortuna”. Numeri che raccontano bene il prepartita al Martelli, dove il ritorno del Mantova in Serie B ha riacceso le attese e i gesti scaramantici.

Arrivi allo stadio Danilo Martelli e capisci subito l’aria che tira: sciarpe sempre quelle, posto “giusto” sugli spalti, coro d’ingresso ripetuto uguale. Nel prepartita, tra chi discute di formazioni e chi parla di scommesse calcio, riaffiorano riti che a Mantova fanno parte del colorito del tifo tanto quanto i cori della curva. Non è esagerazione: i dati dicono che la scaramanzia, prima del fischio, è la normalità in Italia.

Numeri recenti: riti e gesti che contano prima di una gara

Il quadro nazionale è chiaro: quasi otto tifosi su dieci dichiarano di avere un rituale portafortuna. E non è solo folklore: oltre la metà dei gesti avviene prima della partita (54%), un altro 41% durante, e il 16% si concentra sui rigori, il momento più teso.

In parallelo, un’indagine internazionale ha fotografato il lato più “estremo”: il 45% dei tifosi ha interrotto la visione di una gara per superstizione; il 43% si è sentito responsabile di aver “portato sfortuna”, e il 22% crede che evitare la partita possa migliorare il risultato.

Mantova in B e l’attesa che amplifica i riti del prepartita

Dopo 14 anni, nel 2024 il Mantova è tornato in Serie B. Uno scatto che ha rimesso la città su una ribalta più grande e ha alzato la posta emotiva: quando sale la posta, crescono anche i rituali per “tenere il controllo” del risultato.

Oltre il 50% degli italiani si definisce tifoso, un contesto perfetto per capire perché i gesti scaramantici restano così diffusi anche sotto la torretta del Martelli.

Curva Te: cori, coreografie e piccole scaramanzie di gruppo

A Mantova il cuore del tifo è la Curva Te: cori che partono compatti, bandiere, coreografie che scaldano la squadra già nel riscaldamento. Quei minuti sono pieni di “micro-riti” condivisi: lo stesso coro nello stesso punto, la sciarpa alzata sempre all’unisono, lo striscione che entra quando “deve”. Scene che chi frequenta lo stadio conosce a memoria e che i video ufficiali del club e le riprese locali raccontano spesso.

Se guardiamo alle abitudini dichiarate, ecco i comportamenti più gettonati tra i tifosi italiani nel prepartita:

  • Guardare la gara con una persona “fortunata” (30%) o cantare a squarciagola l’inno (27%)
  • Sedersi sempre nello stesso posto (25%) o indossare un indumento specifico (20%)

E la cadenza dei gesti? Come detto, la maggioranza li concentra prima del calcio d’inizio (54%).

Superstizione o bisogno di controllo? Perché funziona (anche a Mantova)

La scaramanzia non cambia i risultati, ma cambia chi tifa: riduce l’ansia dell’attesa, crea un senso di appartenenza e sincronizza il gruppo. In uno stadio come il Martelli, dove l’impatto della Curva Te è anche ritmo e ripetizione, questi rituali diventano un linguaggio comune che “mette in partita” i presenti. Il dato nazionale sul sentirsi parte attiva della squadra è coerente con l’idea che i tifosi, oggi, vedano nel tifo organizzato anche una funzione sociale oltre il novantesimo.

Quindi, quanto sono superstiziosi i tifosi del Mantova prima di una partita? Abbastanza da riconoscersi nei numeri italiani: riti prima del via, oggetti “giusti”, gesti ripetuti come un mantra. Il ritorno in B ha reso quei momenti ancora più carichi e, tra la prima birra e l’ultimo coro sotto la Curva Te, la scaramanzia resta il modo più semplice per sentirsi parte del risultato, tutti insieme, un attimo prima che l’arbitro fischi.

 

 

 

 

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