Possanzini: “Il Mantova ha reagito, ma è ancora convalescente. Servono più cinismo e qualità”

MANTOVA – “È stato un periodo molto difficile, ma siamo ancora in terapia: abbiamo reagito bene, e le due vittorie ci danno fiducia, ma c’è ancora da lavorare parecchio”. Esordisce così in sala stampa il mister del Mantova Davide Possanzini, dopo l’importantissimo successo, il secondo consecutivo, contro il Padova, ancora per mano di Ruocco”.

“E’ stato un periodo difficile anche perché è stato allontanato Christian Botturi – osserva il mister -, una persona per me importante e che lo resterà per tutta la vita. Se oggi siamo qui, è merito suo. Non spetta a me giudicare o decidere poi le dinamiche. L’arrivo di Rinaudo ha dato una scossa morale: Leandro si è posto molto bene, fa le cose con intelligenza, osserva prima di agire. Da professionisti, il nostro compito è metterlo nelle migliori condizioni per lavorare”.

“La squadra ha reagito, anche se non siamo ancora fuori da nessun discorso. Se pensiamo di essere diventati forti, ci sbagliamo di grosso. Cosa è cambiato? I risultati: quando arrivano, cambiano il modo di vedere le cose. Ci è girata meglio rispetto ad altre volte: le prestazioni, in realtà, c’erano sempre state, la squadra si è sempre espressa bene. Ora dobbiamo vivere il momento con la massima dedizione e ricaricare le pile, perché abbiamo speso tanto anche sul piano emotivo. Perdere persone importanti come Christian non è facile. Dobbiamo continuare a martellare, in partita e in allenamento, restare umili: abbiamo tanti pregi, ma anche tanti difetti e dobbiamo cercare di esaltare i primi”.

Su Ruocco “È un giocatore forte, che in passato è stato martoriato dagli infortuni. Nel suo ruolo abbiamo altri elementi di qualità come Caprini e Fiori, ma lui si è ripreso ciò che l’anno scorso gli era mancato. Ho riproposto la stessa formazione e gli stessi cambi della partita precedente, me ne sono accorto solo a fine partita. Questo dimostra che chi gioca ha un grande senso di responsabilità anche nei confronti di chi non gioca e potrebbe magari farlo: si sta creando una concorrenza virtuosa che mi piace. Devo puntare su tutti gli elementi del gruppo: non può essere solo Ruocco a risolvere le gare”

“Il ribaltone societario ha toccato i nostri sentimenti: in questi casi puoi reagire bene o male. Loro hanno reagito bene, si sono ricompattati. Lo sport, a volte, ti restituisce quello che hai sofferto. I ragazzi sanno che metterci passione fa la differenza. Nel primo tempo siamo stati pazzeschi; negli ultimi 25 metri abbiamo fatto più fatica, lì serve la qualità. I miei giocatori ce l’hanno, ma devono tirarla fuori con continuità. Dopo il gol non ci siamo schiacciati e questo mi ha reso felicissimo: è la prova i ragazzi che credono in ciò che fanno”.

Mantova guarito? “No, direi che siamo ancora in terapia intensiva. Dobbiamo continuare a seguire la cura con attenzione. La convalescenza prosegue, ma stiamo lavorando bene e i risultati ci stanno fortificando. Se guardo le statistiche, dominiamo molte partite, ma dobbiamo migliorare nella qualità: c’è ancora troppo margine tra la quantità di tiri e la concretezza sotto porta. Se riusciamo a migliorare in questo, riusciremo anche a gestire meglio la fase difensiva”.

L’anno scorso non era mai successo di non subire gol per due partite consecutive, e fino alla 32ª giornata i biancorossi non avevano mai vinto due gare di fila. Secondo il tecnico sono situazioni anche figlie degli episodi: “Penso all’autogol di Majer: eravamo in controllo e ci siamo fatti gol da soli. È stato un episodio sfortunato, perché Zan stava semplicemente cercando di difendere. Oggi ad esempio, il recupero di Cella e Bani, quando hanno perso la palla su corner, testimonia che se c’è un risultato positivo, dentro di te trovi energie e risorse in più. Venendo da una vittoria come quella di Genova, la spinta cresce, e oggi i ragazzi hanno voluto prendersi la partita fino in fondo. Sono contento per i clean sheet: più tieni il pallone, meno possibilità dai agli avversari di fare gol. È cambiata la lettura dei momenti, e dagli schiaffi ricevuti dobbiamo fare tesoro. Le partite, ormai lo sappiamo, non sono mai finite in questa categoria.»