25 aprile a Castiglione, la piazza intona “Bella Ciao”. Volpi: “Trasmettere la memoria”

CASTIGLIONE – Tante e molto partecipate le manifestazioni di ieri a Castiglione, per l’80° anniversario della Liberazione: al mattino messa al Famedio con la deposizione di una corona e una messa in suffragio dei caduti celebrata da don Gian Giacomo Sarzi Sartori; a seguire un concerto diretto dal maestro Giovanardi, oltre ad una conferenza in biblioteca “25 aprile, festa per la liberta” con Marco Cuzzi, docente universitario di storia contemporanea. Non sono mancate le iniziative di vario genere di Anpi e Arci, in serata al Teatro Sociale concerto per la Pace diretto dal maestro Ferraresi con l’Orchestra dei Colli Morenici.

“Il 25 aprile 1945 non fu solo la fine di una guerra: fu anche la rinascita di un intero popolo che ritrovò la libertà, la dignità e la democrazia, dopo anni di dittatura e oppressione. La nostra nazione risorse grazie soprattutto alla determinazione e al coraggio di uomini e donne che non vollero più piegarsi, lottando per un futuro diverso e giusto, sacrificando in moltissimi casi la propria vita”.

Parole forti, quelle del sindaco di Castiglione Enrico Volpi. Volpi in piazza Dallò ha ricordato Faustino Ermeri, Vincenzo Ferrari, Ludovico Massidda e Luigi Paroni, con le loro storie “parteciparono con coraggio alla costruzione dei concetti stessi di resistenza e libertà”. La lapide inaugurata nel 2019 in Piazza Ugo Dallò “rappresenta un segno concreto del rispetto che la nostra città riserva per loro e dell’orgoglio con il quale come comunità ricordiamo il loro valore e la loro testimonianza”.

“A ottant’anni di distanza, ora, il nostro compito è duplice – ha proseguito il sindaco -: ricordare e trasmettere. Ricordare significa dare volto e voce a chi non c’è più. Ai partigiani, alle partigiane, agli internati militari che dissero no al nazismo, agli operai, agli studenti, ai sacerdoti, alle madri e ai padri che fecero la scelta della Resistenza. Significa dire i loro nomi, conoscere le loro storie, ascoltare la loro eredità morale e civile. Ma ricordare non basta. Occorre trasmettere. Ai giovani, a chi non ha vissuto né la guerra né la paura, ma che oggi affronta nuove forme di minaccia: l’indifferenza, la disinformazione, l’odio che risorge nei linguaggi e nei gesti quotidiani. Trasmettere il senso profondo di quella scelta collettiva che portò alla Liberazione: la scelta di non essere complici, di non voltarsi dall’altra parte”.

“In questi momenti – ha aggiunto Volpi – risuonano forti le parole di Papa Francesco, che ci ricorda: “Senza memoria si perdono le radici e senza radici non si cresce. Ci fa bene alimentare la memoria di chi ci ha amato, ci ha curato, risollevato.”
“Oggi, a ottant’anni da quel 25 aprile, dobbiamo chiederci: cosa significa essere liberi? Cosa significa difendere la democrazia? Significa partecipare. Significa vigilare. Significa educare.
La libertà non è un dono eterno, è un bene fragile, da custodire ogni giorno con l’impegno civico, con l’ascolto reciproco, con la memoria”.

Particolare il momento in cui tutta la piazza – sindaco compreso – ha intonato ‘Bella Ciao’ il canto popolare dedicato alla Resistenza.

“Oggi è un giorno di lotta – ha detto Elena Zaglio, presidente della sezione ANPI dell’Alto Mantovano – un giorno in cui ci riconosciamo nell’eroismo dei partigiani e degli antifascisti, non per una retorica del combattente o della nazione, ma per quel di più che ha trasfigurato i loro vissuti personali in spartiacque ineludibili dove si è giocato il destino collettivo, per quel di più di autodeterminazione, di apertura a tutti i costi, per quella dimensione ibera e politica che le dittature e i regimi schiacciano e reprimono. Un buon esempio di autodeterminazione e la nostra cara Maria Zuccati, da poco scomparsa, che a 14 anni lottava già per salvare giovani uomini mandati a combattere e morire in una guerre che il fascismo aveva voluto, lei ha lottato per i diritti delle donne, delle lavoratrici. Un buon esempio di apertura a tutti i costi è il nostro Ugo Dallò, non casuale vittima della violenza fascista. Fu imprenditore ma anche fondatore di una cooperativa socialista, antifascista convinto, costruttore, in anticipo sui tempi, di un modello di sanità pubblica e sostenitore della parità di genere. Esempi di uomini e donne scomodi. Il contrario di quello che autocrati e aspiranti tali vorrebbero. La democrazia non è un modello di automobile che basta oliare ogni tanto perché si metta in moto e vada avanti da sola: ma è qualcosa che si realizza giorno per giorno, con la partecipazione e il confronto”.