30 mila diagnosi di tumore in meno a causa del Covid. Allarme degli oncologi

“Nei mesi del lockdown ci sono state circa 30 mila diagnosi di tumore in meno in Italia e oltre 300 mila pazienti che devono recuperare controlli, terapie e interventi non urgenti nell’arco del prossimo anno”. E’ l’allarme lanciato dagli oncologi italiani ricordando che la pandemia di Coronavirus si è rivelata un pericoloso alleato dei tumori, che rischiano di diventare la prossima emergenza sanitaria.
Stefania Gori, presidente di Fondazione Aiom e direttore del Dipartimento oncologico Irccs Sacro Cuore Don Calabria – Negrar di Valpolicella ha dichiarato che “va innanzitutto colmato questo gap che l’emergenza Covid-19 ha scavato nella diagnosi e nelle cure ai malati di cancro. Contemporaneamente andranno gettate le basi per la nuova oncologia post-Covid, assicurando ai pazienti percorsi protetti per ridurre al minimo i rischi di contagio”.
Secondo gli esperti, l’oncologia va ripensata e portata anche fuori dagli ospedali. Per molte neoplasie, infatti, grazie al progresso medico è oggi possibile parlare di ‘cronicizzazione’. Tra le proposte, quella di creare una nuova figura: l’oncologo di famiglia, che “visiterà in ambulatorio o negli studi dei medici di medicina generale”. Ma gli specialisti invitano anche a non disperdere l’esperienza digitale acquisita nei mesi del lockdown, dal momento che “molti istituti hanno analizzato referti e valutato Tac via e-mail o webcam: pratica da conservare, ma da affinare – sostengono gli oncologi – con una telemedicina più strutturata e protocolli uniformi per gestire il consenso informato in modo più corretto rispetto a quello improvvisato in fase Covid”.

 

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